27 dic 2011

Scientology - Lettera aperta del Prof. James R. Lewis

Il Prof. James R. Lewis è uno dei più quotati studiosi di Nuovi Movimenti Religiosi. In gennaio 2011 ha pubblicato una "Lettera aperta a scientologist, ex scientologist e critici della Chiesa di Scientology" (qui in italiano, qui l'originale) che contiene delle riflessioni decisamente interessanti. Particolarmente intriganti sono a mio avviso i suoi studi comparativi su ex membri deprogrammati e su ex non deprogrammati.

La deprogrammazione era una pratica utilizzata dagli "antisette" negli anni '70/'80 che consisteva sostanzialmente nel rapire l'adepto "da salvare" e sottoporlo contro la sua volontà a un bombardamento di informazioni negative sul gruppo. Talvolta qualche sberla en passant, giusto nei casi più riottosi. (Interessante a tal proposito il film "Holy Smoke" di Jane Campion, che affronta deprogrammazione e "exit counselling", con una Kate Winslet più che mai raffaellesca.)

Il presupposto era che l'unico motivo per cui una persona aderisce a un gruppo controverso sarebbe la "programmazione", in pratica il plagio. Era perciò considerato legittimo "deprogrammarla" (de-plagiarla), costi quel che costi. Una sorta di scientologico "maggior bene sul maggior numero di dinamiche".

Questa pratica sollevò forti controversie e fu abbandonata, sostituita dal più soft "exit counselling" proposto, tra gli altri, da Steven Hassan e Margaret T. Singer. Il membro non veniva più rapito e tenuto prigioniero come nella deprogrammazione (Ted Patrick, uno dei deprogrammatori più noti, fu anche condannato per sequestro di persona), ma attirato con l'inganno a un incontro familiare, dove un team di counselor lo sommerge di informazioni negative sul gruppo e sulla sua affiliazione. In questa seconda modalità la coercizione è minore; rimane comunque una forte e indebita pressione psicologica.

Dieci anni fa questa soluzione mi sembrava moralmente giustificata e percorribile poi, confrontandomi con decine (se non centinaia) di ex (e non ex), partecipando a convegni accademici e, soprattutto, proseguendo gli studi sull'argomento, sono giunta alla conclusione che deprogrammazione ed "exit counselling" si basano sulla stessa premessa che le rende entrambe inaccettabili: la tesi che la conversione sarebbe unicamente frutto del "plagio".

Deprogrammazione ed "exit counselling" partono cioè dal medesimo presupposto, secondo cui l'unico motivo plausibile per l'affiliazione a un gruppo che propugna "idee tanto assurde" (cioè inviso alla famiglia o criticato dai media) sia la totale manipolazione della volontà dell'affiliato. Nell'ambiente "antisette" questo "unico motivo" viene considerato un dato acquisito. Alcuni esempi:

- l'intervista radiofonica di Maurizio Alessandrini (FAVIS);

- il materiale presentato alle conferenze organizzate dagli "antisette" italiani (qui un esempio emblematico);

- il "contenuto occulto" del libro "Occulto Italia" di Pitrelli e Del Vecchio;

- le trasmissioni televisive (es. Storie Vere) di taglio scandalistico o gli articoli a stampa recentemente usciti in tema di "sette";

- i documenti presentati dagli "antisette" alla Commissione Giustizia del Senato per la reintroduzione del reato di plagio.

Il materiale sopra citato evidenzia con chiarezza che questa corrente di pensiero non contempla altre alternative al fenomeno di conversione a certi sistemi di credenze: i Nuovi Movimenti Religiosi invariabilmente "plagiano", per cui dateci la possibilità di "splagiarli" e di punire adeguatamente i cattivi "plagiatori".

Nessuno nega che certe forme di manipolazione siano presenti anche nei NMR, così come lo sono in tutti gli aggregati sociali, quelli "antisette" compresi. Una conferma ce la offrono proprio gli studi di Lewis, il quale riscontrò una particolare animosità e mancanza di obiettività negli ex membri deprogrammati rispetto a coloro che hanno lasciato autonomamente il gruppo.

Se applichiamo al panorama italiano il raffronto fatto da Lewis, confrontando gli ex membri risocializzati da gruppi "antisette" (o loro rappresentanti) ed ex membri non risocializzati, il risultato appare simile. Naturalmente è un'opinione che non si basa su riscontri scientifici, solo sulla mia esperienza e sul mio personale sentire, che potrebbe essere sbagliato e deformato da pregiudizio. Occorrerebbero studi scientifici che non so se siano mai stati condotti. Cercherò di informarmi. Tuttavia, dopo aver parlato con tanti ex membri, dopo quasi 15 anni di lettura di newsgroup e forum dedicati all'argomento (sia nazionali che stranieri) ecc., il mio sentire è che esista una marcata differenza di valutazione/lettura dell'esperienza vissuta, tra chi è stato risocializzato in ambiente "antisette" rispetto a chi non lo è stato.

Di particolare interesse, sotto questo aspetto, è il recente fenomeno del cosiddetto "movimento Scientology indipendente", consistente nell’abbandono della struttura “chiesa” ma non della filosofia spirituale e delle pratiche di “Scientology”, che dal 2009 ha portato un consistente numero di fedeli ad abbandonare la Chiesa di Scientology; anche in Italia. Il contenuto dei relativi blog evidenzia con forza quanto sia determinante, alla fine, l'ambiente di risocializzazione.

Proviamo a chiederci quanti ex scientologist, che oggi sono attivi su free.it.religioni.scientology e rigettano in toto l'impianto fideistico di Scientology, sarebbero invece nel movimento indipendente - ostile verso la chiesa ma devoto ai testi hubbardiani - se quegli spazi fossero esistiti anche prima. È una considerazione che si basa su un dato interessante: da quando gli "indipendenti" italiani hanno aperto i loro blog, su free.it.religioni.scientology non è arrivato nessun nuovo utente. Potrebbe trattarsi di una semplice coincidenza, oppure dell'evoluzione nella fruizione del web, ma sembrano entrambe spiegazioni poco convincenti.

L'elemento "indipendente" (al di là delle sterili polemiche su chi alza le mani di più o di meno) ci deve far riflettere sull'ipotesi "plagiaria" di Scientology. È chiaro che gli indipendenti ritengono di aver ottenuto grandi benefici dall'impianto fideistico/filosofico che hanno abbracciato, una dottrina a cui vogliono restare fedeli, ma si collocano fuori dalla struttura burocratica "Chiesa di Scientology" che non ritengono più fedele alla dottrina. Nessun "plagio" quindi per l'adesione alla dottrina di Hubbard, ma scelta consapevole e basata sull'esperienza.

Insomma, alla fine direi che l'elemento chiave, la lente attraverso cui leggere la propria esperienza del passato, resta la struttura risocializzativa: se c'è o se non c'è, e in che direzione punta. E su questo sarebbe veramente opportuno riflettere in modo serio.

Per tornare al volume (a cura) di James R. Lewis, "Scientology", per chi è primariamente interessato all'accademia è senz'altro un'opera senza precedenti che non può mancare nella biblioteca personale. Siccome però non costa poco, chi stesse pensando all'acquisto sappia che sono 400 pagine (più appendici e bibliografia, per un totale di 445 pagg.) fitte di analisi socio-storico-antropologica, scritte in inglese accademico, di non facile lettura per chi non ha qualche nozione sulle teorie fondamentali delle scienze sociali e di storia delle religioni.

Per avere l'idea di dove si va a parare, questo è l'indice:

- Introductory Essays (Birth of a Religion; The Cultural Context of Scientology; Researching Scientology: Perceptions, Premises, Promises and Problematics);

- Theoretical and Quantitative Approaches (Making Sense of Scientology: Prophetic, Contractual Religion; Scientology and Self-Narrativity: Theology and Soteriology as Resource and Strategy; The Growth of Scientology and the Stark Model of Religious "Success"),

- Community and Practices (Community in Scientology and among Scientologists; How Should We Regard the Religious Ceremonies of the Church of Scientology?; The Development and Reality of Auditing);

- Sources and Comparative Approaches (Scientology as Technological Buddhism; Scientology: a "New Age" Religion?; Scientology: "Modern Religion" or "Religion of Modernity"?);

- Controversy (The Nature of the New Religious Movements-Anticult "Culture War" in Microcosm: The Church of Scientology versus the Cult Awarness Network; Scientology in Court: A Look at Some Major Cases from Various Nations; The Church of Scientology in France: Legal and Activist Counterattacks in the "War on Sects");

- International Missions (Scientology Mission International (SMI): An Immutable Model of Technological Missionary Activity; The Church of Scientology in Sweden; Scientology Down Under);

Dimensions of Scientology ("His Name was Xenu: He used renegades...": Aspects of Scientology Founding Myth; Celebrity, the Popular Media and Scientology: Making Familiar the Unfamiliar; Sources for the Study of Scientology: Presentations and Reflections);

Appendix.


3 dic 2011

Eliana e Roberto: uno spettacolo penoso

Il 23 novembre, Eliana A. pubblica sull'Indipendologo la sua "dichiarazione di indipendenza".

Eliana è scientologist da quasi 25 anni. È una OT 7 public, cioè si è pagata tutto il percorso fino al penultimo livello di illuminazione spirituale della Chiesa di Scientology (qualche centinaio di migliaia di euro).

È stata membro della Sea Org sulla Freewinds, cioè esponente dell'ordine religioso di Scientology a bordo della nave sacra del movimento.

Come tale, era auditor di Classe IX (il massimo è Classe XII) vale a dire una consulente spirituale autorizzata ad assistere i fedeli che hanno raggiunto (e profumatamente pagato) i massimi livelli di illuminazione spirituale offerti dalla chiesa.

Il 23 novembre 2011 Eliana decide di spiegare pubblicamente perché non si sente più di appartenere a un movimento religioso che l'ha profondamente delusa. Non per il messaggio spirituale che esso propugna - a cui Eliana ancora crede fermamente - ma per il trattamento che la struttura burocratica "Chiesa di Scientology" riserva ai suoi adepti. Soprattutto ai suoi fedeli che pagano somme ingenti e spesso si indebitano per poter beneficiare di quegli insegnamenti/procedimenti. (Si veda a questo proposito la recente, monumentale inchiesta del St. Petersburg Times.)

Il post di Eliana e i commenti dei colleghi "indipendenti" (ossia seguaci della dottrina hubbardiana ma distaccati dalla chiesa ufficiale) fanno riferimento unicamente alla sua esperienza con la Chiesa di Scientology. Nessun accenno alla famiglia o a questioni private. La storia di Eliana è molto interessante e merita di essere letta.

A distanza di tre giorni, il blog Etica e Verità, un'operazione anonima che pare essere diretta emanazione dell'Ufficio degli Affari Speciali [OSA] della Chiesa di Scientology, comincia l'opera di demonizzazione di Eliana.

Un'opera di distruzione della sua persona e credibilità portata avanti non da un anonimo qualsiasi (pratica a cui Etica e Verità ci ha abituati, in nome dei suoi scientologici concetti di "etica" e di "verità"), ma dal fratello stesso di Eliana, Roberto A., OT 8, che afferma di amare tanto sua sorella ("una persona a cui voglio un bene dell’anima").

Vale la pena spendere due parole su questo Roberto A., poiché è la persona che nel 2009 mi segnalò al garante della privacy perché quasi quattro anni prima avevo pubblicato su Allarme Scientology un articolo in cui la mia intervistata citava Enza G., zia di Roberto A., avvocata torinese di fama, a sua volta OT 8.

Come ben sappiamo, Scientology promette che a OT 8 il thetan agisce senza i limiti imposti dal corpo fisico. Zia Enza però, morì di tumore. Un evento che colpì in modo traumatico la mia intervistata, che cominciò a porsi domande sul percorso spirituale intrapreso.

Ma queste cose in Italia non si devono dire, perché violano la privacy di una OTVIII di Scientology, la quale "scelse di sua volontà" di morire di tumore quasi 20 anni fa. Così Roberto A. mi segnalò al garante della privacy il quale, visto che avevo scritto nome puntato e cognome per esteso invece del contrario (nome per esteso e cognome puntato), emise una sentenza a mio sfavore (senza sanzioni... almeno quello) e la pubblicò sul suo sito facendo il mio nome, cognome e indirizzo (alla faccia della privacy).

Quella sentenza fu talmente inconsistente che nemmeno chi l'aveva istigata (penso infatti che Roberto A. si fosse soltanto prestato - ieri come oggi - agli scopi di qualcun altro) l'ha mai citata. È stata invece pubblicizzata da due "antisette":
- Gianni Leone di mondoraro.org (qualcuno sa che fine ha fatto? Un paio di anni fa sembrava divenuto il nuovo eroe della SAS - Setta Anti Sette - ma è sparito nel nulla da cui era venuto);
- Lorita Tinelli del CeSAP, il mediatico centro studi abusi psicologici di Noci, minuscolo comune agricolo perso tra i trulli delle Murge meridionali.

Torniamo a Roberto, OT 8 di Scientology, quel livello che dovrebbe trasformare in semi-dei i pochi fortunati che possono permettersi di spendere cifre esorbitanti per raggiungerlo.

Questo esemplare di massima illuminazione scientologica e paladino della privacy, fa pubblicamente pelo e contropelo alla sorella, mentre si dichiara a lei legatissimo ("Io ed Eliana siamo sempre stati molto uniti e ci siamo dati grande aiuto e supporto a vicenda").

A suo dire, "quei bastardi degli Indipendenti l’hanno portata via!" e grida il suo inconsolabile dolore: "Mia sorella ha disconnesso da me!!! Cari Indipendenti vergognatevi".

Quando l'ho letto non riuscivo a credere ai miei occhi, pensavo fosse un'allucinazione. Invece l'illuminato Roberto ha scritto proprio quelle cose: la quarantacinquenne sorella Eliana non aveva abbandonato la Chiesa di Scientology e non si era unita agli Indipendenti per una sua scelta ragionata e autodeterminata (lei che è una OT 7). No, Eliana era stata "portata via" da quei "bastardi degli Indipendenti".

Proprio come tanti parenti preoccupati accusano quella "bastarda" di Scientology di "portare via" i propri cari.

Scopriamo che Roberto è esterrefatto dalla decisione della sorella di disconnettere da lui. Eliana ha cambiato numeri di telefono e non risponde alle mail del fratello. Evidentemente, consapevole del "maneggiamento" a cui verrebbe sottoposta dagli emissari della sua chiesa (in primis, il fratello), Eliana ha deciso di preservare la sua privacy (tanto cara a Roberto) e la sua tranquillità.

Quello che stupisce è che proprio Scientology rivendica a gran voce il diritto a disconnettere. I portavoce della chiesa dicono che ogni decisione in questo senso presa dai suoi fedeli nei confronti dei propri familiari è del tutto autonoma. Evidentemente, anche questa - come tante altre affermazioni e rivendicazioni di diritti invocati dalla Chiesa di Scientology - vale solo a senso unico.

Senz'altro notevole è l'appello dell'OT 8 Roberto, che scrive:
Cari Indipendenti vergognatevi per ciò che avete fatto, per aver rovinato una famiglia [...] mia sorella è stata abbindolata [...] Eliana spero che un giorno tu rinsavisca e ti renda conto del male che stai cagionando a me e alla mia famiglia. A voi squirrel di m... [...] auspico solo che prima o poi realizziate in che razza di girone dell’infermo vi siete cacciati.
Mi pare di leggere gli angosciati appelli dei parenti, convinti che il proprio familiare sia stato abbindolato, drogato o ipnotizzato da "quei bastardi" di Scientology fino ad annullarne la volontà (e rovinando una famiglia). Perché vale la pena ricordare che la Chiesa di Scientology nega che esista la possibilità di manipolare l'altrui volontà senza l'uso di droghe, violenze o ipnosi. Le implicazioni sottese alle affermazioni di Roberto sono evidenti.

Non pago, il paladino della privacy Roberto A., OT 8 di Scientology, il 28 novembre rincara la dose.

Non so a quali "nefandezze" l'uomo si riferisca. La dichiarazione di Eliana e i commenti che seguono non accennano minimamente a questioni private. Lo fa invece Roberto, l'OT 8 di Scientology e paladino della privacy (della zia defunta, ma evidentemente non della sorella in vita).

Bene, anzi, male perché si tratta di uno spettacolo penoso.

Penoso per il conflitto creatosi tra fratelli, che sicuramente si vogliono bene e che Scientology - da una parte o dall'altra - ha messo uno contro l'altro.

Penoso perché questi due fratelli (rispettivamente OT 7 e OT 8) dovrebbero essere - in base alle costosissime promesse di Scientology - dei "grandi esseri" (secondo Hubbard, uno scientologist sta a una persona normale, come una persona normale sta a un caso da manicomio). Invece ci appaiono come due poveracci presi (e magari sfruttati, usati) in un gioco più grande di loro, che non sanno gestire.

Penoso perché il "fratello ortodosso", quello superiore come "grado spirituale", getta fango sulla sorella, colpevole di avere un'opinione diversa dalla sua, ossia di "pensare con la propria testa", esortazione che Hubbard ripete costantemente nei suoi testi.

Grande solidarietà umana a entrambi. Sono convinta che entrambi stiano soffrendo e non poco. Viene però da chiedere: Roberto, tu che sei OT 8 e quindi un essere che come abilità ed etica è infinitamente superiore a noi comuni mortali e inoltre sei uno strenuo paladino della privacy, perché cerchi di sputtanare pubblicamente tua sorella, che dici di amare tanto?

Le questioni di famiglia sono private e in privato vanno risolte, rispettando la dignità delle persone e i tempi di decantazione necessari, cioè - come dite in Scientology, "concedendo beingness".

E ancora, perché coinvolgi anche tua figlia in questa indecorosa diatriba? Voi scientologist vi ritenete le persone di gran lunga più etiche sul pianeta, perché proprio tu che sei OT 8 ti presti a questo scempio?

È difficile restare indifferente a questo tentativo di massacro. Qui abbiamo due persone, fratello e sorella, che incarnano il massimo livello di consapevolezza spirituale offerto da Scientology. Lei si limita a informare la platea della sua decisione, della sua presa di distanza dalla struttura ufficiale della chiesa, lui risponde con delle nefandezze. Uno spettacolo penoso. Uno spettacolo che ci mostra cosa si ottiene con l'applicazione dei precetti del fondatore di Scientology.

Sorge una facile ironia: perché un OT 8 di Scientology, causa sul MEST, dotato di poteri straordinari tra cui la telepatia [1], deve dipendere dal telefono e dalla e-mail per comunicare con sua sorella pure lei Thetan Operante? Eppure Scientology sostiene che gli OT sono in grado di comunicare telepaticamente con vivi, morti, moribondi e persino feti, come attestano anche le Storie di successo OT pubblicate dalle riviste interne. Ma alla fine scopriamo che anche gli OT devono ricorrere a una penosissima "radio serva" via web.


Note:

[1] In Storia dell'Uomo Hubbard scrive: "I thetan comunicano mediante telepatia. Possono spostare oggetti materiali dirigendo un flusso di energia su di essi. Possono viaggiare a velocità molto elevate. Non sono vincolati da atmosfere o temperature."


2 dic 2011

RAI TV - Storie Vere: Sette e Santoni

Nella rubrica "Storie Vere" di Uno Mattina, rotocalco di Rai Uno, si è parlato di sette e di plagio.

Presenti in studio due vittime di "sette", Don Aldo Bonaiuto (il prete "antisette" e referente della polizia di Stato) e la psicologa Raffaella Di Marzio, studiosa di levatura internazionale di Nuovi Movimenti Religiosi e rappresentante della SIPR, Società Italiana di Psicologia della Religione.

Vi trasmetto alcune riflessioni che ho buttato giù mentre assistevo al programma.

Apertura con i racconti di tre persone che si sono presentate come delle vittime di setta:

- Intervista registrata a Maria Pia Gardini che ha ripercorso la sua visione di Scientology. L'essere giunta ai massimi livelli di Scientology, l'aver audito Travolta, l'averci speso 1.840.000 dollari, ecc. Eventi che già ben conosciamo. Gardini ci informa che lei, ora, combatte Scientology con ogni sua residua forza e ha anche "tirato fuori" 52 persone.

- Una donna mascherata che racconta di un gruppo di preghiera presumibilmente cattolico in cui, ragazzina 12enne, l'aveva portata la madre, nel totale disinteresse del padre. Alla fine la giovane divenne oggetto sessuale del leader, dando anche alla luce dei bambini;

- Una ex appartenente al gruppo R.E. Maia, di Danilo Speranza, "guru" in custodia cautelare da oltre un anno e mezzo e in attesa di processo.

Dopo questa immersione nelle storie dell'orrore e dopo aver riscaldato l'emotività dei presenti e dei telespettatori a casa, si arriva ora al dibattito in studio. I conduttori dicono che da più parti si chiede una legge sul plagio per cercare di contrastare esperienze come quelle riportate. Poi si chiede alla Di Marzio: "Lei non è d'accordo, perché?" (Sorpresa! come si fa a non essere d'accordo dopo quel che abbiamo visto?)

Di Marzio spiega perché una legge di questo tipo non risolverebbe affatto il problema e rischierebbe di criminalizzare gruppi interi e quindi degli innocenti. I singoli reati vanno puniti, ma bisogna smetterla di parlare di sette contrapposte alle religioni, quasi esistesse una demarcazione netta.

L'affiliazione spiritual/religiosa, perché è di questo che si sta parlando, ha lati positivi e lati negativi. Quelli che abbiamo sentito sono i lati negativi che purtroppo esistono, ma esistono anche quelli positivi di cui non si parla.

In Italia, dice la Di Marzio, non esiste un allarme sociale delle sette. Il pubblico in sala, dopo ciò che gli è stato fatto vedere, protesta. Di Marzio spiega che esiste sicuramente un fenomeno ed esistono le sue problematicità, ma che l'allarme sociale è un'altra cosa. È allarme sociale la mafia, l'usura, la droga, ma non le sette [1].

Inoltre, c'è il grosso problema insito nella surrettizia distinzione tra setta e religione. Al centro di ascolto della Di Marzio telefonano infatti persone che hanno problemi con sacerdoti cattolici e con gruppi cattolici. Allora, come distinguere una religione rispettabile da una setta pericolosa?

Infine, i numeri dati sulla quantità di sette presenti in Italia. Si è tornati alle famose 600 sette, che come abbiamo visto in un post precedente non sono affatto "sette" ma religioni minoritarie. Questi numeri contribuiscono a creare allarmismo, e l'allarmismo è prodromo di invocazione di leggi speciali di cui non abbiamo bisogno.

L'intervistatore allora chiede a Bonaiuto (spesso inquadrato mentre sorride sarcastico e con aria di superiorità alle parole della studiosa) quante sette ci sono in Italia, visto che il prete ci ha anche appena scritto un libro.

Nel libro Bonaiuto parla addirittura di 8.000 sette, ma in trasmissione si astiene dal "dare i numeri" e dice che non si può sapere quante sono le sette, perché tantissime sono "occulte".

Considerazione personale: se sono occulte, come facciamo a sapere che esistono? Come possiamo contarle? Come verificare la sua affermazione?

Il prete cattolico Bonaiuto continua a parlare di "pseudo-religioni". Le sette, a suo dire, sono delle "pseudo-religioni" perché ingannano, truffano, riducono in schiavitù psicologica i propri membri.

Considerazione personale: la storia della chiesa cattolica ce la siamo dimenticata? I suoi preti pedofili, coperti per decenni dal Vaticano? E i gruppi come i Legionari di Cristo, ufficialmente riconosciuti, ma costantemente nell'occhio del ciclone?

La Di Marzio cerca di spiegare il suo pensiero, ma viene aggredita verbalmente da alcuni tra il pubblico. La accusano di difendere dei criminali e uno dice che non andrebbe mai da lei a farsi aiutare per un problema di sette. Le voci si accavallano, è una fase concitata.

Sentendo quelle cose e guardando le facce infervorate di chi le urlava contro, mi è venuto il malevolo sospetto che il prete si fosse portato la claque. Un pubblico neutro non interviene di sua sponte con tale animosità contro una studiosa che sta cercando di esporre la sua opinione e, soprattutto, le conclusioni della scienza.

L'emotività creata ad arte in studio è altissima e questo mi pare un dato interessante. Ci fa capire alcune cose, tra cui:

a) personaggi emotivamente molto carichi come Bonaiuto (che tira in ballo anche il demonio) riescono ad arringare la folla, mentre il freddo uso della ragione della Di Marzio sembra fare poca breccia nei presenti;

b) il linguaggio della ragione non è solo emotivamente freddo, ma richiede spiegazioni lunghe e articolate, mentre il linguaggio dell'emotività (o della "pancia", contrapposta alla "testa") può limitarsi a brevi slogan e frasi fatte. I cosiddetti clichè blocca-pensiero.

Questo dimostra, ancora una volta, che più che sulle presunte "sette plagiatrici" bisognerebbe riflettere sulle (molte) persone che reagiscono su base puramente emotiva, proprio come coloro che finiscono "vittime" di certi gruppi detti "sette" [2].

Anche Bonaiuto tende a presentarsi come vittima di soprusi e non so che altro. Soprusi derivanti dal solo fatto che lui e "altre associazioni aiutano le vittime delle sette" e le "accolgono" (ha usato più volte questo termine, reminiscente di calore umano e comprensione).

In due occasioni, Bonaiuto si è pretescamente rivolto quasi implorante alla Di Marzio chiedendole di trovare una strada per poter collaborare "per il bene delle vittime". Un invito sorprendente inopportuno dal momento che la Di Marzio è vittima di una "setta", la setta degli antisette, ben rappresentata in trasmissione proprio da Bonaiuto. Infatti l'ecumenico Bonaiuto dovrebbe sapere che:

- la Di Marzio fu messa nelle condizioni di andarsene dal GRIS (già Gruppo Ricerca e Informazione sulle Sette, ora Gruppo di Ricerca e Informazione Socio Religiosa, riconosciuto dalla CEI) perché la sua linea di pensiero non accettava quella intransigente e fondamentalista dei colleghi preti di Bonaiuto, che vedono Satana in ogni gruppo e forniscono "aiuto alle vittime" con il fine di riportarle in seno di Santa Madre Chiesa (altrimenti non ne vale la pena);

- quando la Di Marzio cominciò a collaborare con il CESNUR fu ostracizzata e diffamata dalle "associazioni antisette" che Bonaiuto rappresentava in trasmissione. Per alcuni anni ho frequentato l'ambiente e conosco la corrente continua di pettegolezzi e maldicenze contro la studiosa romana; quando le espressi pubblicamente la mia solidarietà per gli eventi del 2008, fui accusata di essere "sua amica" e a mia volta ostracizzata e diffamata;

- il prete Bonaiuto sa che la Di Marzio è stata ingiustamente inquisita dalla procura di Bari per avere osato cantare fuori dal coro delle "associazioni antisette" (cioè la "setta antisette") e che quell'abnorme procedimento - archiviato su richiesta del PM per insussistenza di notizia di reato - fu istigato da personaggi afferenti proprio a quel mondo antisette che lui rappresentava in trasmissione.

Ascoltando la trasmissione, mi è parso che il livello della discussione si sia svolto su due piani distinti. Piani che i due conduttori non hanno saputo distinguere, conciliare, riordinare.

Da una parte la Di Marzio che ha parlato di leggi dello Stato, della pericolosità di leggi speciali, di allarmi sociali artatamente costruiti dai media su numeri falsi o non verificabili (per altro forniti dalle "sette antisette").

La Di Marzio non ha mai negato l'esistenza di gruppi problematici, di influenze indebite e manipolazioni, ha solo detto che chi delinque va punito e che leggi idonee esistono già, che occorre fare informazione e prevenzione, che bisogna rivolgersi alle famiglie perché è lì che si fa l'educazione ed è lì che tante volte nascono i problemi che spingono le persone verso certi gruppi.

A mio avviso non le è stato consentito di articolare compiutamente questo discorso, mentre la tesi opposta ha goduto di una presentazione lunga 21 minuti. Bonaiuto tendeva continuamente a toglierle la parola, a sovrastarla e a deviare l'attenzione.

L'altro piano della discussione era puramente emotivo: siccome le storie delle tre persone ascoltate in apertura appaiono oggettivamente atroci, allora bisogna brandire il metaforico forcone e partire alla caccia del malvagio manipolatore. Cioè invocare una legge sul "plagio" (a suo tempo già cassata perché ritenuta giuridicamente un obbrobrio). Il ragionamento pro legge è semplice, o meglio semplicistico: non è credibile che persone intelligenti si comportino come ci hanno raccontato, quindi erano state manipolate fino ad annientarne la volontà.

Considerazione personale: ascoltando don Aldo Bonaiuto, mi pareva di sentire un tipico manipolatore di emotività/coscienza, uno di quei manipolatori che fanno la fortuna delle "sette": vocina sottile, apparente bonarietà pretesca (contrapposta a ciò che gli si leggeva in faccia), il premere continuamente il tasto emotivo ("poverino, lui è uno che si dà tanto da fare per aiutare queste povere anime in pena").

Bonaiuto ha anche fatto un'affermazione piuttosto avventata, tipica dell'armamentario persuasivo degli imbonitori: da quando hanno iniziato a chiedere la legge sul plagio, "le associazioni" sarebbero "sotto assedio". L'affermazione è veramente forte, fa pensare a gente chiusa in casa, protetta dalla polizia, che si deve guardare costantemente alle spalle.

"Di che tipo di assedio si tratta?" gli è stato chiesto. Di "calunnie e diffamazioni in Internet", ha risposto Bonaiuto. Ah beh, allora...

Immagino che anche queste mie parole verranno da lui interpretate come parte di quell'"assedio", benché le mie siano semplici opinioni personali e, al più, critiche articolate. Come quelle che ho sempre fatto quando ho parlato di "associazioni antisette".

Sempre in tema di santoni e "affiliazioni pericolose", il prete-pretesco Bonaiuto ha detto che bisogna diffidare dei "mediatori", di chi dice di parlare con la Madonna e di veicolare messaggi divini. Sarebbe questo il fattore chiave che distingue la vera-religione dalla pseudo-religione nociva.

Al che viene da chiedere: Gesù Cristo dove lo mettiamo? E Padre Pio e tutti i santi cattolici? Secondo don Bonaiuto sarebbero tutti esponenti di pseudo-religioni e sette pericolose.

In effetti, i giudei (con l'aiuto dei romani) inchiodarono Gesù alla croce perché rappresentava una "setta" pericolosa per l'ordine costituito. Sia spirituale che politico. Lo stesso trattamento che don Bonaiuto pare voglia riservare - con l'aiuto dello Stato laico e dell'emotività populista alla "Volete libero Gesù o Barabba?" - a quegli indirizzi spirituali diversi dal suo. La sua "Vera Religione" vs le infingarde "Pseudo-Religioni".

A me pare che Bonaiuto, come le "sette", si senta depositario della verità e si arroghi il diritto di distinguere i buoni dai cattivi.

La trasmissione si è conclusa con le interviste in studio a tre persone che sono state presentate come l'emblema stesso della serenità e della pace interiore: due appartenenti al movimento per la Coscienza di Krishna (Hare Krishna) e una appartenente al movimento di Rael. I tre hanno spiegato che cosa fanno, in che cosa credono, ecc. con tanti complimenti dei conduttori e tanti applausi del pubblico.

Però attenzione: Hare Krishna e raeliani sono da sempre accusati dalle "associazioni antisette" di essere tra le "sette" più pericolose al mondo.


Note:

[1] In passato ho avuto modo di discutere con prestigiosi giornalisti italiani di questo presunto allarme. Con mio [all'epoca] vivo stupore mi hanno detto che loro, come addetti a "sentire il polso del paese", questo allarme non lo avvertono. È interessante anche rilevare come parecchie "associazioni antisette" nostrane si stiano dedicando più ad altro che non alle sette: pedofilia, pedopornografia, mobbing, "abusi psicologici" in generale. Viene da pensare che "l'allarme sette" non sia percepibile nemmeno all'interno dei gruppi antisette.

[2] In merito al "Linguaggio della Ragione" contrapposto al "Linguaggio della Pancia/emotività", mi è venuto in mente l'interessantissimo dibattito interno al Cicap su come comunicare mediaticamente l'uso costante della ragione, una volta verificato che l'atteggiamento della vecchia guardia cicappina (es. Roberto Vacca e Steno Ferluga) era risultato inefficace.