15 dic 2012

Deprogrammazione in Italia


Leggo l'articolo della FAVIS onlus intitolato "Per fare chiarezza su un caso di deprogrammazione in Italia" e mi pare che non si sia fatta molta chiarezza. Si è soltanto affermato che i responsabili di quel sequestro di persona e di quella tentata deprogrammazione furono assolti. Ma la verità processuale racconta solo una parte della storia.

L'articolo di Camillo Maffia di Agenzia Radicale a cui la FAVIS risponde con questa terza replica citava passaggi della recente interrogazione parlamentare di Perduca sull'operato della squadra antisette della polizia e sull'operato/professionalità delle associazioni sue referenti privilegiate. Tra le altre cose, Perduca faceva notare che una delle associazioni che compongono il "forum antisette” è l'ARIS, che non è «esente da polemiche». Il suo fondatore, infatti, era un sostenitore della "deprogrammazione", tanto che si attivò proprio per cercare di “deprogrammare” una ragazza scientologa (1988). Il caso fece scalpore e all'epoca alcuni parlamentari radicali presentarono interrogazioni sull'operato dell'associazione e sulla legittimità di tale pratica.

La FAVIS ci tiene a precisare che i genitori e le altre persone coinvolte nel sequestro e nella tentata deprogrammazione di Alessandra furono totalmente scagionate. Ed è vero. Ma questo non sposta di una virgola il problema retrostante, cioè quello ideologico che porta alcune persone a ritenere che un affiliato a un gruppo che il movimento antisette definisce arbitrariamente "setta", debba essere da lì distolto a tutti i costi, anche a costo di commettere un reato grave come il sequestro di persona in concorso con altri che mantengono la medesima ideologia. Di queste cose ho parlato in più occasioni, per esempio in questo articolo e in quest'altro.

Mi pare che, nel suo tentativo di "fare chiarezza", la FAVIS confermi le preoccupazioni di Perduca del 2012, più o meno le stesse di Mellini e altri nel 1990 e di Staiti nel 1989. Del resto, la convinzione nell'esistenza del plagio va di pari passo con l'idea che in casi estremi si possa/debba ricorrere a rimedi estremi come la deprogrammazione.

Ora cercherò di contestualizzare il caso di Alessandra P., l'unico italiano che per quanto ne so arrivò in tribunale, ma non l'unico tentato in Italia (qui si parla di «7 o 8 giovani Hare Krishna»). Dai documenti in mio possesso non mi è stato possibile capire da quanto tempo la giovane Alessandra fosse un'affiliata a Scientology (suppongo da poco: apprendo da questo articolo che a distanza di quasi 25 anni Alessandra non ha ancora raggiunto il vertice massimo di illuminazione spirituale scientologica). La sua tentata deprogrammazione avvenne nell'aprile 1988 (qui la sua denuncia).

Questo documento ci racconta che i genitori e il fratello a cui era più legata organizzarono una messinscena e la fecero salire in auto con una scusa, poi la portarono dalla Lombardia a un casolare in Toscana dove la giovane si ritrovò ad affrontare il famoso deprogrammatore Ted Patrick, fatto venire appositamente dall'America assieme a una sua collaboratrice. La modalità dell'intervento descritto sembra una via di mezzo tra la deprogrammazione "vecchio stile" come propugnata da Ted Patrick e Rick Ross, e l'"exit counselling" propugnato da Hassan e Margaret Singer, apparentemente ancora caldeggiato dalle associazioni “antisette” nostrane (il link precedente, infatti, rimanda al sito personale di Lorita Tinelli, presidente del CeSAP).

Nella sua denuncia, la ragazza disse che già tre mesi prima del sequestro di persona di cui fu vittima aveva visto circolare in casa sua tale Ennio M., fondatore dell'ARIS. La sua presenza l'aveva inquietata. Va notato che l'attività "deprogrammatoria" inventata da Patrick in USA e importata in Europa dall'inglese Fayers, era nota e particolarmente temuta tra i NMR (cosiddette "sette") nel mirino degli "antisette".

Gli affiliati dell'epoca venivano invitati a "stare in guardia" e immagino fosse per questo che Alessandra si inquietò. Infatti, nella sua denuncia dice: «... dopo qualche giorno pervenni a stabilire che la persona dinanzi detta era certo Sig. Ennio M. di Milano, e ciò posso dire perché lo riconobbi da alcune fotografie

Le parole della ragazza ci fanno capire che la sua famiglia:
  • non condivideva la sua scelta di seguire Scientology; 
  • si rivolse all'ARIS per trovare aiuto/consiglio; 
  • fu "indottrinata" alle teorie plagiarie mantenute dall'ARIS di allora (come da quello odierno); 
  • si persuase che la faccenda era gravissima e non esisteva altra alternativa se non intervenire con la deprogrammazione coercitiva.
Trovatasi "incastrata" in una situazione spiacevole da cui non poteva fuggire, la ragazza decise di fingere di adeguarsi alle richieste, ma alla prima occasione denunciò tutto (e tutti) all'autorità.

Alessandra aveva allora 23 anni (maggiorenne da cinque), lavorava ed era economicamente indipendente da diversi anni ma viveva ancora in famiglia, perciò non era stato esercitato su di lei «L'isolamento del neofita dalla famiglia [che] rappresenta uno degli elementi essenziali per la manipolazione durante l'affiliazione al gruppo», come si legge nella richiesta di archiviazione del procedimento a carico degli implicati nel sequestro.

Nel suo "chiarimento", la FAVIS scrive che: «gli altri imputati nel processo di Brescia, vennero tutti assolti dalle accuse di sequestro di persona, violenza privata e lesioni personali dolose, in seguito a dettagliata perizia psichiatrica

Io ho a disposizione soltanto una parte di quegli atti processuali, ma da quel poco mi sentirei di escludere sia il “processo”, sia la “dettagliata perizia psichiatrica”. Il primo non fu celebrato per “non luogo a procedere” richiesto dal PM e accolto dal GIP. La “dettagliata perizia psichiatrica”, fu in realtà soltanto una consulenza tecnica redatta per conto del PM da M. Di Fiorino (primario psichiatria Ospedale Psichiatrico Giudiziario di Castiglione delle Stiviere, ecc.) e C. Scarpellini (professore associato di psicologia, Università Cattolica di Brescia).

Il primo analizzò gli scritti dottrinali di L. Ron Hubbard, ritenendo che: «in personalità labili, suggestionabili, le particolari tecniche evidenziate (auditing) possano ulteriormente indebolire le capacità critiche...» le pratiche e le tecniche attuate dalla «Chiesa di Scientology e/o dalla organizzazione denominata Dianetics possono determinare un danno nell'integrità fisica e psichica dei soggetti sottoposti.»

Nulla da rilevare, se non che anche pratiche, tecniche e dottrina cattolica «possono ulteriormente indebolire le capacità critiche in personalità labili e suggestionabili». Ritengo che la serie di trasmissioni Vade Retro di TV 2000 sia illuminante in questo senso. Freud suggerì addirittura che «religione e nevrosi sono prodotti simili della mente umana: la nevrosi, con il suo comportamento compulsivo, è una "religiosità individuale" e la religione, con i suoi rituali ripetitivi, è una "nevrosi universale ossessiva

Il secondo perito basò le sue conclusioni su due sole [1] lettere di Alessandra: una scritta al fratello due anni prima la tentata deprogrammazione. La ragazza, all'epoca ventenne, confidava al fratello (al servizio militare) la sua insoddisfazione lavorativa e sentimentale. Un classico "momento no" come quelli che tutti viviamo, in particolare a 20 anni. La seconda lettera era stata scritta ai genitori dopo la tentata deprogrammazione e, nel rinnovare in modo formale l'affetto per tutta la famiglia, li pregava di LASCIARLA IN PACE.

Da queste sole due lettere il perito concluse che: «per quanto è dato rilevare dall'esame delle lettere, soprattutto all'epoca della prima lettera, la Sig.na Alessandra P. si trovava in una condizione contraddistinta da [insicurezza, delusione affettiva, insoddisfazione lavorativa, ricerca adolescenziale di se stessa] questi dati ci fanno propendere per una personalità di grande labilità e perciò a rischio. [...] Solo un approfondito esame clinico, con l'effettuazione di opportuni test psicodiagnostici, potrebbe - a nostro giudizio - consentire di dare una valutazione tecnica in merito.» [Neretto aggiunto]

Pare che nessuno dei due periti incaricati dal pubblico ministero abbia mai parlato con Alessandra.

Nella richiesta di archiviazione non si fa alcun riferimento a una «dettagliata perizia psichiatrica», ma soltanto all'esito peritale sopra riportato, che dice tutto e niente. E' presumibile che, fedeli all'assunto che le sette plagiano, che Alessandra era in una setta e perciò innegabilmente plagiata e che il plagiato non sa quello che dice, nessuno si preoccupò di interpellarla.

Alessandra era stata vittima di un sequestro di persona, trattenuta contro la sua volontà per quasi una settimana, aveva riportato lesioni fisiche certificate. Era LEI la vittima, ma ci si prodigò a rappresentarla come una incapace. Anche questo atteggiamento è frutto dell'assunto plagiario mantenuto da alcune associazioni che offrono aiuto ai familiari.

Vale la pena leggere le conclusioni della memoria difensiva presentata dal padre di Alessandra. Sono in tutto 186 pagine di analisi dottrinale di Scientology e le conclusioni sono queste. Alessandra viene dipinta come una poveretta, una malata di menteÈ infatti superfluo ricordare che il nostro Ordinamento vieta di infliggere ad altri una malattia del corpo o della mente)... » [sottolineato in originale], una ragazza che avrebbe potuto combinare chissà che cosa senza il tempestivo intervento dei suoi familiari che, con l'aiuto di un deprogrammatore fatto venire dall'America, la tennero prigioniera per quasi una settimana in una località isolata e a lei sconosciuta, grazie anche al supporto e all'aiuto di attivisti dell'ARIS.

Per me non è difficile comprendere i motivi di quei genitori, che agirono sicuramente con le migliori intenzioni. Come agiscono con le migliori intenzioni anche quei fedeli della Chiesa di Scientology che fanno cose per noi assurde, ma che loro radicano razionalmente nella dottrina in cui credono. Ho affrontato l'argomento in questo articolo.

Nel 1988 la pubblica accusa accettò le tesi difensive delle persone coinvolte nel sequestro e nella tentata deprogrammazione di Alessandra. L'assunto era quello del "maggior bene", del fine che giustifica i mezzi.
Erano gli anni in cui le teorie del “lavaggio del cervello” andavano per la maggiore. Ma soprattutto, come scrive il PM nella sua richiesta di archiviazione, giocò un ruolo determinante «l'ordinanza-sentenza [...] con la quale il G.I. di Milano disponeva il rinvio a giudizio per associazione per delinquere ed altro dei principali esponenti nazionali dell'organizzazione scientologica [...]» [Neretto aggiunto].

Se non che, tutto o quasi l'impianto accusatorio del G.I. milanese non resse il vaglio dei giudici di primo grado. Il maxi-processo milanese contro Scientology è ormai storia e la terza corte d'appello confermò la sentenza di primo grado, che aveva assolto gli imputati dal reato principe, quello su cui era stato appoggiato tutto: associazione per delinquere. Che a noi critici piaccia o no, la Chiesa di Scientology è un movimento religioso a cui va riconosciuta tale dignità, non una associazione a delinquere.

Gli anni del tentativo di deprogrammazione di Alessandra vedevano le teorie plagiarie convincere ancora i giudici, non solo in Italia. Ma in USA il vento aveva già cominciato a cambiare. La querelle di Margaret Singer con l'American Psychological Association e la sua "task force" inizia in USA nel 1987, un anno prima del caso di Alessandra in Italia.

Il 1990 vide l'esclusione della Singer dal processo Fishman (Scientology). Nel 1995 iniziò il clamoroso, e alla fine “tombale”, caso Scott VS CAN (la massima associazione "antisette" americana che indirizzava chi le chiedeva aiuto ai deprogrammatori) con tutto quello che ne seguì (qui uno stringato riassunto).

Nel caso di Alessandra, i documenti processuali citano espressamente un tale Dino M.. È chiaro che Dino M. non aveva avuto alcun ruolo nel sequestro della ragazza, ma si recò a Castellina in Chianti per vedere come operava il deprogrammatore Patrick. Dino M. è senz'ombra di dubbio uno dei fondatori e delle prime colonne dell'ARIS Veneto.

Mi chiedo: oggi, 2012, con la mutata percezione – anche dei giudici – di certi fenomeni sociali, come verrebbe giudicato il caso di Alessandra? La seconda domanda che mi faccio è: la FAVIS e le associazioni che compongono il forum di cui è portavoce Maurizio Alessandrini/FAVIS, disconoscono la pratica della deprogrammazione e la sua “filiazione”, il cosiddetto exit counselling?

A me sembra di no. Riportando le parole di 25 anni fa del giudice, la “chiarificazione” data dalla FAVIS sembra giustificare l'intervento coercitivo su Alessandra: «P. Giovanni e le altre persone che con lui hanno collaborato, agirono effettivamente in stato di necessità e/o legittima difesa, al fine di salvaguardare l’integrità psichica e fisica.» Ed è questo che, in ultima analisi, significa sostenere le teoria plagiarie: trovare una giustificazione morale ad atti che, in condizioni/tempi/circostanze diversi sarebbero semplicemente quello che sono: un crimine e un abuso dei diritti umani.

Alessandrini/FAVIS continua a parlare di menticidio e di sette e NMR come di un «cancro sociale». Se è un cancro, allora per la sopravvivenza stessa dell'organismo sociale va estirpato. E, come nel caso del cancro organico, qualsiasi cosa è meglio della morte. Il fine [salvifico] giustifica i mezzi.

Anche l'avvocato del padre di Alessandra che stilò la memoria difensiva (suppongo informato dall'ARIS), conclude il suo corposo scritto con queste parole: «Un amaro sorriso, allora, non possono che destare le accuse di associazione per delinquere [sollevate da Scientology e altri all'ARIS], rivolte da una consimile accolita a quei pochi volonterosi che, con pochi mezzi, poggiando su un terreno reso infido dalle ancora non aggiornate acquisizioni scientifiche osano sfidare, nel nome della salute e della libertà dei loro Cari, questo autentico cancro che la società non ha voluto ancora diagnosticare». [10 gennaio 1990, neretto aggiunto].

Sono parole di 23 anni fa. Quelle che secondo l'avvocato erano le «ancora non aggiornate acquisizioni scientifiche» sono rimaste tali, le teorie plagiarie non hanno trovato riscontro scientifico e le richieste APA del 1987 di portare dati – non aneddoti – a sostegno della teoria del plagio in ambito religioso sono ancora lettera morta. Però la FAVIS si esprime ancora negli stessi termini.

Qualche nota a margine:
  • a quasi 25 anni dalla sua tentata deprogrammazione, Alessandra è ancora una fedele della Chiesa di Scientology. Mi chiedo che cosa sarebbe successo senza l'intervento coercitivo della sua famiglia, consigliata dall'ARIS. In fondo, la stragrande maggioranza di chi aderisce a un gruppo “ad alte pretese” lo lascia autonomamente entro i 10 anni (o meno).
  • Nella sua "chiarificazione", la FAVIS onlus non disconosce affatto la pratica della deprogrammazione nelle sue diverse forme.
  • Fabio Alessandrini, figlio di Maurizio fondatore e presidente FAVIS, portavoce del “forum antisette”, conclude la sua lunga intervista a una TV riminese con queste parole: «In realtà [la FAVIS] [...] non era un'associazione di famiglie, ma una famiglia sola che autoritariamente decideva quello che doveva fare [...] stavano decidendo come creare un rapimento nei miei confronti, volevano assoldare [...] volevano assoldarlo per rapirmi e poi rimettermi nella società utilizzando dei metodi coercitivi [...]» Se vogliamo dargli credito, allora ancora in anni piuttosto recenti Alessandrini/FAVIS avrebbe caldeggiato la deprogrammazione e avrebbe cercato di far deprogrammare suo figlio.
  • Nella sua “chiarificazione”, la FAVIS onlus dice che «la stessa Associazione ARIS Italia fondata dal sig. Ennio M., e disciolta negli anni '90, non ha mai aderito al Forum, costituitosi solo nel gennaio 2010.» [Neretto aggiunto] 
  • Una lettera inviata al Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano il 27 ottobre 2006, rinvenuta sul sito FAVIS e firmata dal FORUM delle Associazioni e dei Comitati, nella persona del suo “portavoce Maurizio Alessandrini” (FAVIS), elenca tra le associazioni e comitati aderenti anche la «Associazione A.R.I.S. Nazionale Milano Il Presidente - Ennio M.»
  • Alla voce “Festambiente 2011” del sito ARIS Toscana compare una fotografia dello stand “ARIS Italia”. Delle due, l'una. O l'ARIS Italia/Nazionale si è disciolta negli anni '90, o nel 2006/2011 era ancora attiva, partecipava al “forum” e organizzava iniziative pubbliche.
  •  Nel suo post, la FAVIS onlus sostiene che il “forum” a cui si fa riferimento si sarebbe costituito «solo nel gennaio 2010». Mi chiedo allora a che cosa si stesse riferendo Alessandrini nell'aprile 2008, quando presentò il “forum” al convegno internazionale FECRIS di Pisa.
  • Il blog della FAVIS onlus riporta in alto una bella citazione: «Tre grandi passioni, semplici ma irresistibili, hanno governato la mia vita: la sete d’amore, la ricerca della conoscenza e una struggente pietà per le sofferenze dell’umanità». Non viene citato il nome dell'autore, il grande filosofo, logico e matematico Bertrand Russell che sicuramente non fu tenero con il Cristianesimo, vessillo della battaglia ideologica antisette di Maurizio Alessandrini/FAVIS. Famosissima è la raccolta di saggi di Russell intitolata Perché non sono cristiano. Nell'introduzione a cura dell'autore (Saggistica TEA, 2003) si legge: «Io sono fermamente convinto che le religioni, come sono dannose, così sono false. Il danno arrecato da una religione è di due specie: uno dipende dalla natura generica della fede, l'altro dalla natura particolare dei dogmi accettati.» Il che ci riporta a bomba all'interrogazione parlamentare di Perduca, all'articolo di Camillo Maffia e al discorso “religione maggioritaria VS religioni minoritarie” che è il vero nocciolo del contendere.
"Il mondo non ha bisogno di dogmi, ha bisogno di libera ricerca" (B. Russell)


Note:
1. Ho trovato similitudini metodologiche tra la consulenza tecnica stilata a suo tempo da Di Fiorino e Scarpellini e la perizia tecnica su Arkeon redatta dal Dott. Luigi Corvaglia, odierno vicepresidente del CeSAP: ascoltare solo una campana, parecchio parziale, e poi generalizzarla per renderla una verità.

14 dic 2012

Quanto costa e a che serve la Squadra Anti-Sette? Interrogazione radicale

Il 5 novembre 2012 gli On. Perduca e Poretti (radicali eletti nelle liste del PD) hanno presentato una interrogazione parlamentare sull’operato della Squadra Antisette della Polizia di Stato e sui suoi referenti privilegiati, un “forum anti-sette” composto da cinque associazioni (CeSAP, FAVIS, ARIS Toscana, ARIS Veneto, Giù le mani dai Bambini/Verdecchia). Il 14 novembre, Camillo Maffia di Agenzia Radicale ha scritto un lungo articolo in merito a quell’interrogazione ed ha ricevuto ben tre repliche dal “forum antisette”: una il 17 novembre, una il 23 novembre e una ulteriore precisazione a sola firma FAVIS del 26 novembre.

Vorrei ora fare qualche commento sulla replica del 23 novembre.

 Ai punti 4 e 5, il “forum antisette” specifica che:
4. tali associazioni [quelle del Forum] non limitano e/o condannano gruppi di minoranze religiose o autoproclamantesi di culto;
5. tali associazioni non limitano e/o condannano la libertà di credo o di culto altrui. [Neretto aggiunto]
Una rapida consultazione dei siti web di tali organismi mi informa che:

1. ARIS significa "Associazione di ricerca e informazione sulle SETTE". Dal suo sito si evince che ciò che l'associazione considera "sette" altro non sono che delle minoranze religiose. E che quelle minoranze religiose, a dire dell'ARIS, sono generalmente nocive. Tra le "sette" che l'ARIS cita troviamo infatti: Sai Baba, Scientology, Testimoni di Geova, Sahaja Yoga, Soka Gakkai, Rael, Osho, Chiesa dell'Unificazione (Moon), Satanismo, Damanhur, Hare Krishna, New Age (tutto il new age), Mormoni, Missione Cosmica.

Tali minoranze sarebbero nocive perché (banner sinistro del sito):
ATTENTI AI NUOVI CULTI
CONDIZIONAMENTO PROFILO PENALE-TESI
DROGHE USATE NELLE SETTE E NMR [NMR= Nuovo Movimento Religioso]
CHI RISCHIA DI ENTRARE NELLE SETTE
DOMANDE DA RIVOLGERE AD UN RECLUTATORE
COME AIUTARE UN ADEPTO
CONTROLLO MENTALE-PLAGIO [Neretto aggiunto]
2. FAVIS significa "Associazione familiari vittime delle SETTE". L'argomento più dibattuto sul suo sito sono "plagio mentale", "menticidio", droghe usate delle "sette". Le tesi di laurea pubblicate riguardano unicamente il "plagio mentale" e la "manipolazione mentale" a cui "sette" e "nuovi movimenti religiosi" sottoporrebbero i loro "adepti".

3. Maurizio Alessandrini, fondatore e presidente del FAVIS, nel settembre 2011 rilasciò una lunga intervista a Radio Ies, Roma. In quell'occasione disse, tra l'altro, che:
  • quello delle "sette" sarebbe un «cancro sociale» (cioè qualcosa di patologico che la società civile deve distruggere per poter sopravvivere). 
  • Che quel "cancro sociale" riguarderebbe «un milione e mezzo di italiani». Alessandrini non citò la fonte dei suoi numeri, ma da quanto disse non è assurdo ritenere che si riferisse alle ricerche del CESNUR sugli appartenenti italiani a minoranze religiose. Tra di essi, 409.000 protestanti, 107.000 buddisti, quasi 200.000 tra cristiani ortodossi o altri non riformati, ebrei e tradizioni orientali varie.
  • Le "sette", cioè il "cancro sociale", sarebbero «gruppi religiosi, pseudoreligiosi, filosofici, con scopi antropologici, antropofisi (??) soprattutto.» Tutte praticherebbero il "plagio mentale", tanto che Alessandrini (assieme alla presidente CeSAP Lorita Tinelli) è stato audito in qualità di esperto alla Commissione Giustizia del Senato che sta valutando la reintroduzione del reato di plagio, ovverossia della "manipolazione mentale" «con particolare riferimento al fenomeno delle cosiddette "sette"». Disegno di legge indubbiamente voluto dalle "associazioni antisette" quali appunto quelle che aderiscono al "forum delle associazioni" la cui voce è portata dal geometra in pensione Alessandrini.
  • Interessante il riferimento che Alessandrini fece nell’intervista a una conferenza che sarebbe andato a tenere di lì a poco presso il gruppo "San Michele Arcangelo". Il presidente FAVIS rispose al suo intervistatore sostenendo che c'era senz'altro una "simbologia voluta", poiché «San Michele Arcangelo rappresenta per il cristianesimo, lui che è riuscito a sconfiggere il male, chi rappresenta il male secondo la religione cattolica...»
  • Apprendo dalla serie di trasmissioni Vade Retro di TV 2000 (emittente dei vescovi italiani) che secondo la religione cattolica il "male" sarebbe opera dal "diavolo", parola che nel suo etimo greco significa "colui che divide". Va da sé che la "setta" (colei che divide) sarebbe sempre opera del demonio, anche quando non dichiaratamente satanica (qui le puntate 2012 di Vade Retro, molto illuminanti).
4. Anche il sito del CeSAP tratta estensivamente (e quasi esclusivamente) di "sette" e "nuovi movimenti religiosi": basta cliccare alla voce Documenti e Studi per rendersi conto di quali siano gli oggetti del suo interesse: Fra' Elia, Hare Krishna, Scientology, Satanismo, Mormoni, Testimoni di Geova, Raeliani, Chiesa dell'Unificazione (Moon), Bambini di Dio, Neocatecumenali, Anima Universale. Anche la sua pagina dei link è indicativa.

5. CeSAP, FAVIS, ARIS (componenti del "forum antisette") sono TUTTE associazioni membre permanenti della FECRIS, la "Fédération Européenne des Centres de Recherche et d'Information sur le Sectarisme". Basta una scorsa alle relazioni presentate alle sue conferenze internazionali per rendersi conto di che cosa le associazioni federate intendano per "settarismo". Le denominazioni delle diverse associazioni membre nazionali sono parimenti illuminanti: tutte hanno a che fare con sette, culti, nuovi movimenti religiosi, studi religiosi, ecc.

È da poco uscito, edito dalla Technische Universität Dresden sotto l’egida di Human Rights Without Frontiers, un interessante studio intitolato “Freedom of Religion or Belief - Anti-Sect Movements and State Neutrality A Case Study: FECRIS”. In esso vengono trattati episodi di intolleranza, discorsi di odio e affermazioni diffamatorie di rappresentanti della FECRIS, alcuni sanzionati da tribunali di diversi paesi. Si sottolinea poi come nei paesi presi in esame esista una fortissima commistione (anche finanziamenti diretti) tra chiese maggioritarie e associazioni “antisette”, e come queste fungano in pratica da “guardiani della concorrenza” alle fedi mainstream che stanno perdendo fedeli a favore dei Nuovi Movimenti Religiosi (ovvero di quei gruppi denominati “sette”). Qui alcuni estratti del libro tradotti in italiano.

Ora: secondo me è abbastanza discutibile sostenere in due punti diversi, che:
4. tali associazioni [del Forum] non limitano e/o condannano gruppi di minoranze religiose o autoproclamantesi di culto; 
5. tali associazioni non limitano e/o condannano la libertà di credo o di culto altrui.
L'analisi
  • dei siti web delle associazioni costituenti il "Forum" (da notare che due su cinque non hanno siti web e non si sottopongono al pubblico scrutinio...);
  • dell'intervista rilasciata dal suo portavoce Alessandrini; 
  • delle relazioni presentate ai convegni FECRIS nel corso degli anni e delle sue associazioni membre;
  • dei contenuti del libro segnalato;
mi pare ci dica a sufficienza sulla questione: «condanna di minoranze religiose o autoproclamantesi di culto».

Punto 7 della replica del “forum antisette”:
7. ancora inveritiera risulta l’affermazione secondo cui il signor Maurizio Alessandrini sarebbe referente della SAS, -cosa mai dichiarata dal medesimo-, bensì “referente del FORUM presso la SAS”, o in altri termini, portavoce delle associazioni nei contatti con la SAS.
A questa pagina del sito FAVIS trovo un link che rimanda all'iscrizione al registro Provinciale delle associazioni di Volontariato per la promozione e la tutela dei diritti. Al fondo della scheda leggo:
Il proprio Presidente, Maurizio Alessandrini, è referente riguardo al fenomeno settario presso il Ministero dell’Interno - SCO Direzione Anti Crimine - SAS Squadra Anti Sètte - Roma.
Nessun riferimento a "FORUM" o quant'altro. Il 13 dicembre 2012 il sito Libero Credo ha pubblicato questo interessante articolo con documenti che sembrano confermare che a essere «inveritiero» sia il Punto 7 della replica del “forum ansisette”.

Nella sua intervista a Radio Ies, Alessandini disse che la manipolazione mentale «è lo strumento per entrare nell'individuo, per portare l'individuo a credere all'incredibile e accettare l'inaccettabile...»

Signor Alessandrini, portavoce del Forum ecc. Io, e come me molti altri, non sono disposta a «credere all'incredibile e accettare l'inaccettabile». E per cortesia, adesso non manchi di segnalare alla SAS, di cui ora si dice NON referente, o per meglio dire portavoce unicamente di:
associazioni [che] perseguono tra i propri scopi unicamente l’assistenza delle vittime di fenomeni abusanti, (fisici e psicologici), avvenuti nell’alveo di gruppi auto-proclamantesi di culto, anche tramite la segnalazione alle Forze dell’Ordine e l’Autorità Giudiziaria
anche quest'altro «gravissimo fatto» di cui mi sarei macchiata, senz'altro un «fenomeno abusante (fisico o psicologico) avvenuto nell’alveo di gruppi auto-proclamantesi di culto», come già fece circa un anno fa.

23 nov 2012

Scientology e altre Onlus molestano una voce critica

Non luogo a procedere: Scientology e altre Onlus molestano una voce critica 

Che cosa hanno in comune il Comitato dei Cittadini per i Diritti Umani, l'Agenzia per lo Sviluppo del Non Profit (ASVI), il Centro Studi per lo Sviluppo e Cooperazione (Ce.Svi.C./Micro Progress), e altre Onlus assortite? Storia di una imbarazzante (per loro) quanto costosa (per me) persecuzione legale in nome di Scientology.

Nel 1955 L. Ron Hubbard, fondatore di Scientology, codificò nel suo corpo dottrinale religioso l'uso della molestia legale:
The purpose of the suit is to harass and discourage rather than win. The law can be used very easily to harass, and enough harassment on somebody who is simply on the thin edge anyway, well knowing that he is not authorized, will generally be sufficient to cause his professional decease. If possible, of course, ruin him utterly.
["The Scientologist, a Manual on the Dissemination of Material", articolo apparso originariamente in Ability-the Magazine of DIANETICS and SCIENTOLOGY from Phoenix, Arizona", Major Issue 1, pubblicato "circa mid-March 1955".]
L'istruzione dottrinale secondo cui «lo scopo di una causa è molestare e scoraggiare, piuttosto che vincere. La legge può essere facilmente usata per molestare...» ha trovato applicazione anche in Italia, nello specifico contro la sottoscritta che dal 1997 gestisce il primo (e a tutt'oggi unico) sito web italiano di informazione critica su L. Ron Hubbard e le sue numerose creature, dalla Chiesa di Scientology a Dianetics, fino ai cosiddetti "gruppi di facciata" tra cui il CCDU, Comitato dei Cittadini per i Diritti Umani.

Ed è proprio del Comitato dei Cittadini per i diritti Umani e del suo legale rappresentante Roberto Cestari che voglio parlare in questo articolo. Oltre che di due Onlus presumibilmente estranee alla Chiesa di Scientology come la ASVI (Agenzia per lo Sviluppo del Non Profit), tramite il suo Presidente e legale rappresentante Marco Crescenzi, e la Ce.Svi.C. (Centro Studi per lo Sviluppo e Cooperazione [oggi Micro Progess]), tramite il suo Presidente e legale rappresentante Paolo Barletta.

Ma è meglio andare con ordine.

A metà 2006 Roberto Cestari [1], presidente del Comitato dei Cittadini per i Diritti Umani della Chiesa di Scientology, lanciò una iniziativa editoriale denominata "Perché non accada..." (oggi ribattezzata "Campagna d'opinione Pensare Oltre").

Nel comitato promotore della neonata "Perché non accada..." figuravano, oltre al CCDU di Scientology, anche tre associazioni presumibilmente non collegate alla Chiesa di Scientology: ASVI, Ce.Svi.C. (oggi, Micro Progress) e World Dance Alliance. (Qui la prima versione digitalizzata dell'opuscolo).

Vale sicuramente la pena notare che, un paio di anni prima, il solo CCDU/Scientology, nella persona del suo presidente Cestari, aveva fatto un tentativo di pubblicizzare il medesimo messaggio "Perché non accada..." con un opuscolo praticamente sovrapponibile a quello poi promosso nel 2006 da CCDU, ASVI, Ce.Svi.C./Micro Progress, WDA.

Naturalmente, se ASVI, Ce.Svi.C./Micro Progress, WDA scelgono di spendere la loro faccia a sostegno di questo messaggio all'apparenza lodevole, nulla da ridire. Lo stesso vale per i "nuovi" promotori, per i promotori "di mezzo" come la "Associazione Psicanalitica Il Tempo della Parola" o per chiunque scelga di appoggiare la campagna anti-psichiatrica della Chiesa di Scientology (per esempio Mogol, Silver, Virna Lisi, Bruno Bozzetto, Giorgio Faletti, Alfredo Castelli, ecc.)

Il discorso cambia quando oltre all'appoggio per così dire "formale", certe onlus garantiscono anche un appoggio sostanziale teso a perseguire chi si è macchiato del reato di esercizio di un diritto costituzionalmente garantito. Arriva cioè ad appoggiare anche il dettato dottrinal-religioso di L. Ron Hubbard esplicitato in apertura: l'uso del sistema legale per molestare gli "elementi scomodi".

Il 14 ottobre 2006, la sottoscritta scrisse un post su free.it.religioni.scientology in cui commentava la nascita della neonata campagna "Perché non accada...". Sottolineavo che «la campagna è stata creata dal C.C.D.U., Comitato dei Cittadini per i Diritti Umani, parte integrante della Chiesa di Scientology» e che «La Chiesa di Scientology, tramite il CCDU, sta raccogliendo fondi con la distribuzione dell'opuscolo della sua campagna

Nel gennaio 2007,
  • Elia Roberto Cestari, «nella sua qualità di Presidente della Onlus Comitato dei Cittadini per i Diritti Umani»;
  • Marco Crescenzi, «nella sua qualità di Presidente e legale rappresentante della Onlus Agenzia per lo sviluppo del Non Profit (ASVI)»;
  • Paolo Barletta, «nella sua qualità di Presidente e legale rappresentante del Centro Studi per lo sviluppo e la Cooperazione - Onlus (Ce.Svi.C.)» [in questa girandola di cambiamenti di denominazioni non va dimenticato che oggi si chiama Micro Progess];
depositarono una denuncia-querela per diffamazione contro ignoti. Denuncia basata su affermazioni non corrispondenti al vero, come vedremo.

Il testo della querela si apre con la presentazione delle tre organizzazioni querelanti, in cui si definisce il CCDU:
associazione ideologicamente collegata al CCHR, gruppo di riforma sociale fondato dalla Chiesa di Scientology
Già in questa prima frase si riscontra uno stravolgimento della realtà: il CCDU/Comitato dei Cittadini per i Diritti Umani È Scientology. Si tratta infatti di una emanazione del suo dipartimento 20 (Ufficio degli Affari Speciali, OSA), il cui scopo finale è la accettazione di Scientology nella società civile.

Affermare che tra il CCDU e il CCHR/Scientology vi sia unicamente un'affinità ideologica (grassetto nell'originale) significa dichiarare all'Autorità Giudiziaria una cosa non vera (tanto che il Giudice per le Indagini Preliminari deciderà nella seduta del 7 ottobre 2010 il "non luogo a procedere" nei miei confronti).

La denuncia continua poi con l'esposizione di quanto ritenuto diffamatorio:
[intervenendo su un newsgroup, la querelata] dopo aver fatto riferimento al fatto che il CCDU è parte integrante della Chiesa di Scientology e che a suo dire - e la signora pare molto bene informata sugli interna corporis, almeno, lo vuol dare a vedere - ingloberebbe CCDU, si spingeva ad affermare:
La Chiesa di Scientology, tramite il CCDU, sta raccogliendo fondi con la distribuzione dell'opuscolo della sua campagna. [...]
L'affermazione, oltrechè completamente falsa è massimamente diffamatoria.
Il fatto di definire "completamente falsa" la frase «La Chiesa di Scientology, tramite il CCDU, sta raccogliendo fondi con la distribuzione dell'opuscolo della sua campagna» merita un paio di considerazioni. La frase non è totalmente falsa e neppure leggermente falsa, dato che:
  • all'epoca dei fatti, chi visitò una delle mostre anti-psichiatriche organizzate dal CCDU si sarà probabilmente visto offrire (come successe a me) l'opuscolo intitolato "Perché non accada..." con la richiesta di una donazione, e poiché il CCDU è Scientology, dare soldi al CCDU significa darli a Scientology;
  • I funzionari di Scientology inviarono ai seguaci una e-mail che spiegava «i concetti base di come presentare le attività del CCDU per raccogliere fondi» e specificava che «il CCDU ha a sua disposizione migliaia di copie dell'opuscolo perchenonaccada (sic) che distribuisce gratuitamente a fronte delle donazioni. Esempio: una persona ci fa una donazione di 1000€: gli doniamo 50 opuscoli 'perchè non accada'».
La denuncia-querela del 2007 era contro ignoti e andava identificato l'utilizzatore dello pseudonimo usato per inviare quel post ritenuto "massimamente diffamatorio". Le indagini della polizia postale non portarono a nulla e per ben due volte il magistrato dispose l'archiviazione. La controparte si oppose, la seconda volta perché nel frattempo erano emersi fatti nuovi: Maria Pia Gardini, nota e visibile esponente dell'associazione antisette ARIS Onlus, aveva accennato pubblicamente all'identità di chi usava quel nick.

Il fatto è già in sé parecchio grave in quanto l'ARIS Onlus sostiene di avvalersi delle testimonianze di ex membri (quale io sono) e offre loro sostegno per «affrontare i problemi causati dalle attività devastatrici» delle "sette", tra cui colloca innegabilmente anche Scientology. Dovrebbe avere come imperativo primario la protezione e il massimo riserbo su chi desidera mantenere l'anonimato, proprio per evitare i suddetti "problemi causati dalle attività devastatrici" di certi gruppi.

Cestari-CCDU, Crescenzi-ASVI, Barletta-Ce.Svi.C./Micro Progress, evidentemente (e curiosamente) fedeli lettori di free.it.religioni.scientology, si rivolsero quindi al magistrato chiedendogli di sentire Maria Pia Gardini la quale, interrogata, non poté che confermare quanto già affermato pubblicamente [2]. Quella che già in sé era stata una leggerezza inqualificabile per una esponente ARIS Onlus nel gestire informazioni confidenziali, si dimostrò per me una di quelle "attività devastatrici" di cui l'ARIS Onlus si dice esperta: la richiesta di rinvio a giudizio e quella di risarcimento danni del CCDU di 100.000 euro.

Avvalendomi del diritto di essere sentita dal magistrato, presentai documenti della Chiesa di Scientology/CCDU a sostegno del fatto che le mie non erano affermazioni diffamatorie, né che la mia conoscenza sugli "interna corporis" era solo un volerlo "dare a vedere", come sostenuto dai querelanti. Era invece fondata su documentazione interna.

Il 7 ottobre 2010, il Giudice per l'Indagine Preliminare di Milano disponeva il "non luogo a procedere" nei miei confronti.

La sentenza contiene passaggi a mio avviso molto significativi che si possono così riassumere:
  1. I documenti presentati dalla mia difesa (e non contestati dalla controparte) dimostrano:
    • gli stretti legami tra CCDU e Scientology; 
    • che il CCDU ha effettivamente raccolto fondi con la distribuzione dell'opuscolo "perché non accada";
    • ciò è confermato in una «comunicazione via mail indirizzata agli aderenti della Onlus CCDU dal Presidente Elia Roberto Cestari, odierna parte civile ove, nell'ambito di un'esortazione a intensificare la propria attività di propaganda, si legge tra l'altro che l'opuscolo in questione viene distribuito "gratuitamente a fronte delle donazioni"».
  2. Quanto ritenuto "massimamente diffamatorio" da CCDU, ASVI e Ce.Svi.C./Micro Progress, non lo è affatto, in quanto non solo sostiene fatti comprovati, ma rispetta anche le condizioni di interesse pubblico e di continenza (verbale);

  3. Poiché né la ASVI né la Ce.Svi.C./Micro Progress vengono citate, non avevano motivo di sentirsi diffamate.
Ci si chiede allora per quale motivo avessero deciso di saltare sul carro scientologico della molestia legale contro i critici del movimento.

Va ulteriormente sottolineato che, ai primi di gennaio 2010, il PM chiese ai querelanti di tentare una conciliazione con la sottoscritta, ovvero di rimettere querela.
CCDU, ASVI e Ce.Svi.C/Micro Progress rifiutarono.

Il 19 novembre 2010, il solo Elia Roberto Cestari/CCDU si oppose alla sentenza del GIP e presentò ricorso in Cassazione (ricordo che i danni richiesti ammontavano ad appena centomila euro).

Il 1 aprile 2011 la Corte di Cassazione lo rigettò, confermando la sentenza del GIP di "non luogo a procedere" nei miei confronti.

Anche la sentenza di Cassazione merita di essere letta. Partendo dalla premessa che:
Il difensore della Po ha presentato memoria, in cui sostiene che i documenti prodotti dimostrano i seguenti fatti:
  • La Chiesa di Scientology è uno dei fondatori di CCDU; 
  • Il CCDU è inserito organicamente in questa associazione; 
  • I fini di entrambi coincidono; 
  • [Nella mail a cui si accennava sopra] il CCDU invita i destinatari a verificare cosa la Chiesa faccia per il suo tramite; 
  • La coincidenza dei fini statutari di CCDU con alcuni principi di Scientology è incompatibile con l'ipotesi che la Po, affermando che i fondi raccolti fossero destinati a Scientology, abbia accusato la CCDU di utilizzare questi fondi per scopi diversi da quelli del proprio statuto. [enfasi aggiunte]
La Suprema Corte sentenziò che il ricorso di Cestari/CCDU non meritava accoglimento, poiché:
Nelle affermazioni della Po comunque è rinvenibile la fondata accusa di una mancata trasparenza sulla procedura della raccolta, agli occhi degli eventuali sovvenzionatori. Un discredito può ritenersi realizzato, quindi, in danno dell'organizzazione che direttamente raccoglie le donazioni. La Po non prospetta assolutamente che il denaro sia destinato a fine diverso da quello prospettato, cioè dare ai minori l'aiuto che il comitato ritiene di essere in grado di fornire. Afferma, e fondatamente, che manca comunque la piena trasparenza sull'immediato percorso che sarà dato a quanto acquisito, in violazione del dovere morale di chiarezza e sincerità che vincola qualsiasi ente, quando si rivolge alla collettività e ne chiede consenso morale e sovvenzione materiale. [enfasi aggiunte]

Doveroso corollario

A) TUTTE le onlus devono esibire trasparenza «sull'immediato percorso che sarà dato a quanto acquisito [...] quando si [rivolgono] alla collettività e ne [chiedono] consenso morale e sovvenzione materiale.»

Il dato curioso che certamente non è sfuggito al lettore è che tutte le associazioni implicate - CCDU, ASVI, Ce.S.Vi.C./Micro Progress, ARIS (come le altre aggregazioni "antisette") - sono delle ONLUS, organizzazioni non lucrative di presunta [3] utilità sociale che godono di speciali privilegi e di danaro pubblico. Io invece sono solo una comune privata cittadina, senza privilegio alcuno, che si è trovata ad affrontare in piena solitudine "i problemi causati dalle attività devastatrici" che gli anti-sette sostengono di arginare, proprio per mano di una esponente di rilievo di una di quelle associazioni, l'ARIS Onlus, la cui utilità sociale fatico a comprendere

B) Se io, come moltissimi altri, ho a lungo preferito utilizzare pseudonimi per sollevare le mie critiche alla Chiesa di Scientology è perché sono a conoscenza del disposto dottrinal-religioso che impone ai seguaci del movimento di Hubbard di usare la legge per molestare eretici (squirrel), ex membri e critici. Infatti, gli eventi narrati e la documentazione allegata dimostrano che si arrivano a presentare querele fatte di nulla al fine di avviare un procedimento insussistente, mentre le spese sostenute per difendersi da accuse false e pretestuose sono sempre a carico dell'innocente messo di mezzo [4]. Il "segreto" dell'hubbardiano «lo scopo di una causa è molestare e scoraggiare, piuttosto che vincere» sta proprio qui: la legge si presta molto facilmente a questo tipo di molestie, far spendere soldi ed energie fino allo sfinimento e, se possibile, «rovinatelo del tutto». Presentare una denuncia costa poco o nulla, in particolare se hai uno studio legale interno, affiliato, amico [5].

C) Mi sarei sicuramente evitata patimenti e molte spese [6] se Maria Pia Gardini, esponente dell'ARIS Onlus, si fosse attenuta al mandato morale di confidenzialità e protezione degli ex membri e collaboratori implicito nell'offerta/richiesta di aiuto della sua associazione ARIS Onlus. Quel dovere morale di preservare il mio anonimato (come quello di chiunque altro si rivolga e/o collabori con l'associazione e voglia restare anonimo) è stato violato, esponendomi a grane giudiziarie del tutto pretestuose, eventualità di cui la Gardini era pienamente consapevole. Violazione analoga pare sia da imputare anche all'associazione consorella dell'ARIS Onlus, il CeSAP Onlus, almeno stando alla testimonianza giurata della Gardini.

Proprio per l'appartenenza associativa di spicco di Maria Pia Gardini, per la sua notorietà mediatica, per la sua innegabile consapevolezza che Scientology tiene costantemente monitorati i nostri luoghi di discussione (lo affermò lei stessa in più occasioni), doveva essere ben consapevole che qualora avesse fatto pubblicamente delle affermazioni "ghiotte" per il movimento che lei definiva una "setta pericolosa", sarebbe potuta essere chiamata a testimoniare e che, se fosse successo, aveva il dovere di dire la verità.

Ricordo ai più distratti che ARIS Onlus e CeSAP Onlus aderiscono al cosiddetto "FORUM delle ASSOCIAZIONI ITALIANE di RICERCA INFORMAZIONE e CONTRASTO dei MOVIMENTI SETTARI e dei CULTI ABUSANTI - in dubium veritas", referente privilegiato della "Squadra Antisette" della Polizia di Stato. Sul ruolo svolto da questo organo speciale, sui suoi costi per la collettività e sulla professionalità dei suoi referenti sono già state presentate interrogazioni parlamentari, questa è la più recente.

Certo, a tutti è dato sbagliare, come la stessa Gardini si giustificò nell'immediato. Ma mi sarei almeno aspettata delle scuse da parte sua e soprattutto da parte dell'ARIS Onlus di cui era una visibile e mediatica esponente e con cui avevo più volte collaborato, oltre a una più che doverosa offerta di assistenza da parte del già citato "Forum delle associazioni ecc." [7], con cui pure avevo collaborato e per cui appena pochi mesi prima avevo richiesto donazioni ai lettori di "Allarme Scientology". Non sono arrivate né le une, né l'altra.

D) Questo procedimento si è concluso nell'aprile 2011, oltre un anno e mezzo fa, e ne ho parlato diverse volte su free.it.religioni.scientology, newsgroup costantemente monitorato non solo dai seguaci e simpatizzanti di Hubbard, ma anche dagli esponenti del mondo associazionistico antisette come sono ARIS e CeSAP Onlus [8]. Nessuno di loro [9], e mi riferisco a tutte le associazioni del variegato panorama italiano, mi ha mai chiesto di vedere i documenti, di leggere gli atti ("ricerca e informazione"?) o se avessi bisogno di una qualsiasi forma di aiuto o assistenza. Nessuno si è mai offerto di lanciare dai loro siti web una sottoscrizione per darmi una mano a coprire le ingenti spese innegabilmente derivate dalla "leggerezza" di una loro esponente.

Viceversa, il CeSAP Onlus ha dato risalto a un richiamo elevatomi dal garante della privacy, procedimento iniziato da un aderente di Scientology in merito a una mia intervista di diversi anni prima a una ex scientologist. La donna aveva citato generalità e motivo del decesso di una OT8 molto nota all'interno del movimento. Io avevo riportato il nome puntato e il cognome per esteso, il garante mi richiamò per non avere fatto il contrario.

Benché su free.it.religioni.scientology fosse comparsa una mia spiegazione dei fatti e nonostante il fondato sospetto che anche quell'esposto al garante fosse inquadrabile nel dettato religioso hubbardiano sulle molestie legali, il CeSAP Onlus non mi chiese mai una replica da affiancare a quel richiamo. Il che è quanto meno bizzarro per un ente che dice di fare molte cose a favore delle vittime di "movimenti settari nocivi" e il cui focus principale è sulle "sette" e i loro abusi.

E) Credo di essere tra i pochi al mondo ad aver vinto fino in Cassazione una battaglia legale contro Scientology. Già questo meriterebbe i titoli in homepage di quelle associazioni che dicono di combattere i "movimenti settari abusanti". Il mio è stato un caso di accanimento giudiziario motivato dalla dottrina religiosa di Scientology, ma quelle associazioni di "ricerca e informazione" o di studio degli "abusi settari" non ne hanno mai fatto parola. Anzi, come già analizzato altrove, preferiscono segnalare me alla Squadra Antisette della Polizia di Stato perché mantengo posizioni diverse dalle loro, mi permetto di criticare apertamente il loro operato e per questo dovrei essere indagata. (Ricorda nulla?)

F) L'elemento centrale, però, resta che oggi esiste una sentenza della Corte di Cassazione che conferma inequivocabilmente l'organicità del Comitato dei Cittadini per i Diritti Umani alla Chiesa di Scientology e la «coincidenza dei fini statutari di CCDU con alcuni principi di Scientology», come hanno scritto i giudici di Cassazione. È un documento che dimostra che il CCDU non è una organizzazione laica come vorrebbe far credere agli enti che le concedono spazi pubblici. Si tratta invece di un'entità confessionale che trova i suoi fondamenti ideologici nel corpus religioso antipsichiatrico [10] della Chiesa di Scientology. Ma anche questo pare essere di assoluto disinteresse per le associazioni di "ricerca e informazione" sulle "sette" (di cui Scientology viene considerata la "regina") tant'è che in un anno e mezzo nessun loro dirigente mi ha chiesto copia di quella significativa sentenza.

G) A dispetto di quanto evidenziato dalla Cassazione, l'Ufficio degli Affari Speciali della Chiesa di Scientology continua indisturbato a sostenere che il CCDU - Comitato dei Cittadini per i Diritti Umani sarebbe un ente autonomo dalla Chiesa di Scientology, che avrebbe «un proprio consiglio direttivo e nessuno dei suoi membri è un funzionario di nessuna Chiesa di Scientology

Per colmo dell'ironia, è proprio da un documento che Elia Roberto Cestari ha allegato al ricorso in Cassazione (un verbale del consiglio direttivo del CCDU), che si scopre che l'Ufficio degli Affari Speciali afferma il falso dicendo che «nessuno dei suoi membri è un funzionario di nessuna Chiesa di Scientology». Per esempio, chi conosce quale ruolo/incarico riveste o ha rivestito fino a tempi recenti Emanuela Gobbini all'org di Milano? (Qui la soluzione al quesito.)


Documenti linkati:
  • Denuncia-querela del gennaio 2007 firmata da Elia Roberto Cestari, Comitato dei cittadini per i Diritti Umani/Scientology, onlus; Marco Crescenzi, di Agenzia per lo sviluppo del Non Profit (ASVI) onlus; Paolo Barletta di Centro Studi per lo sviluppo e la Cooperazione/Micro Progress, onlus;
  • Prima versione opuscolo "Perché non accada...", oggi Pensare oltre onlus;
  • Versione totalmente Scientology/CCDU/Cestari dell'opuscolo "Perché non accada...", © 2003 CCDU/CCHR;
  • Cambio della compagine nel "Comitato promotore" di Perché non accada. Scompaiono Ce.Svi.C/Micro Progress e WDA, rimpiazzate da "Associazione Psicanalitica il Tempo della Parola", Gesef (il cui presidente Spavone è attivista del CCDU), la Croce Giallo Azzurra-Scientology Italia Ministri Volontari e l'associazione "Primum non nocere", fondata da Giorgio Rubens Mattioli, patron della International Association of Scientologists (donazione di almeno 50.000 dollari), sostenitore di parecchie cause scientologiche e OT8 di Scientology. Successivamente scomparirà anche l'"Associazione Psicanalitica il Tempo della Parola" e il "comitato promotore" di "Perché Non Accada - Pensare Oltre" resterà composto unicamente da associazioni affiliate e/o fondate da membri e/o simpatizzanti della Chiesa di Scientology;
  • Opposizione ad archiviazione e richiesta dei querelanti di interrogare Maria Pia Gardini, accolta dal PM;
  • Testimonianza giurata di Maria Pia Gardini;
  • Richiesta PM di conciliazione;
  • Rifiuto querelanti alla proposta conciliazione;
  • Sentenza di "non luogo a procedere" del GIP di Milano;
  • Ricorso in Cassazione di Cestari/CCDU;
  • Sentenza di Cassazione e rigetto ricorso Cestari/CCDU.


Note:

1. All'epoca, Roberto Elia Cestari era nel nel comitato scientifico di "Giù le mani dai bambini", nota campagna di farmacovigilanza pediatrica. L'aver lanciato una "campagna concorrente" portò Cestari ad essere deferito al comitato etico di "Giù le mani dai bambini" ma, prima del suo pronunciamento, Cestari rassegnò spontaneamente le dimissioni. Quando Cestari decise di lanciare la sua propria campagna anti-psicofarmaci, Luca Poma, co-fondatore e portavoce di "Giù le mani dai bambini", si stava allontanando definitivamente dal Comitato dei Cittadini per i Diritti Umani con cui aveva a lungo collaborato e dalla Chiesa di Scientology, di cui era stato un fedele per diversi anni.

2. Su questo punto va precisato che Maria Pia Gardini aveva il dovere di dire la verità. Il problema, però, è a monte. In quanto portavoce de facto dell'ARIS Onlus, associazione asseritamente nata per aiutare ex membri e famiglie con problemi di "sette", avrebbe dovuto sapersi comportare di conseguenza e conformemente al suo ruolo.

3. Scrivo "presunta" perché per costituire un'associazione onlus serve unicamente una auto-dichiarazione e la presentazione della richiesta all'apposito registro, come spiegato qui. Le associazioni che si occupano di «attività di assistenza sociale, socio-sanitaria, beneficenza, tutela e promozione di beni di interesse storico e artistico e della natura e dell'ambiente, promozione della cultura e dell'arte» sono «considerate a solidarismo immanente, cioè il fine solidaristico si intende presunto e perseguito a favore dell'intera collettività», come spiegato qui.

4. la Cassazione, infatti, ha deciso per una "compensazione delle spese" (ognuno si paga il suo avvocato), nonostante il mio legale avesse chiesto l'addebito alla controparte. A carico del CCDU soltanto le spese del procedimento, che assommano a poche centinaia di euro.

5. Questa tattica pare essere stata utilizzata anche dalla presidente di una delle associazioni del "Forum di contrasto sette abusanti, ecc.", si veda per esempio l'articolo "Vittime di culti o di anti-cult?" in cui la Dott.sa Radoani, che fu consigliere del Centro Studi Abusi Psicologici - CeSAP Onlus (perciò una "ex membro", per restare in tema di dinamiche settarie), racconta le molte cause insussistenti presentate contro di lei dall'ex amica e presidente del CeSAP Onlus Lorita Tinelli. Tutti i procedimenti sono stati archiviati per infondatezza di notizia di reato, ma intanto la Dott.sa Radoani ha trascorso anni tra tribunali, magistrati e avvocati con grande dispendio di danaro ed energie, al punto da dover infine sciogliere la sua associazione di aiuto e assistenza alle vittime di gruppi abusanti per non rischiare di vederla implicata nei procedimenti giudiziari.
Decisamente curioso il procedimento civile intentato dalla Dott.sa Tinelli contro la Dott.sa Radoani per la "restituzione" di beni di chiara proprietà della Radoani, oppure prestati da terzi per allestire una mostra o noleggiati allo scopo. Scrive la Radoani: «Questa ennesima denuncia mi obbligò a tre udienze (da giugno a settembre 2006) ... il giudice trovò inconsistenti, assurde e confuse le istanze [della Tinelli].» [neretto aggiunto].
Così conclude la Radoani: «Allo stato attuale [2008] (quasi) tutte le denunce penali intentate dalla dott.sa Lorita Tinelli nei miei confronti [sei o sette] hanno avuto il medesimo esito: insussistenza della notizia di reato. Non dopo arbitraria archiviazione, ma dopo indagini effettuate. "Insussistenza della notizia di reato" significa non solo che non ho mai commesso i reati attribuitimi, ma che le notizie di eventuali reati presentate dalla signora Tinelli non esistono, sono pressoché inventate

6. Senza entrare nello specifico, ho dovuto mandare due volte l'avvocato a Milano e una a Roma, io stessa mi sono dovuta recare a Milano. Soltanto questi viaggi mi sono costati complessivamente diverse centinaia di euro, senza considerare gli onorari veri e propri.

7. Il CeSAP Onlus, per esempio, sostiene di essere «convenzionato con esperti professionisti (avvocati, ...) presenti su tutto il territorio nazionale, creando una valida e solida rete di sostegno ... e 'aiuto'», tanto da «accreditarsi il Patrocinio del Ministero di Grazia e Giustizia per tutte le attività ...» [pagina web consultata il 17 novembre 2012, si veda anche qui e qui]
Dal verbale di udienza del 25 maggio 2011 presso il tribunale ordinario di Bari, (procedimento penale N. 2432/09 - P.M. 6445/06) si scopre che tale patrocinio era però limitato temporalmente ad un solo progetto [del 2004 o 2005]. Chiamata a testimoniare, la Dott.sa Tinelli afferma infatti che il CeSAP non è riconosciuto dal Ministero della Giustizia e che «abbiamo avuto per un certo periodo di tempo un patrocinio dal Ministero Giustizia, per un progetto di informazione di sensibilizzazione ... Che ora è terminato
Trasparenza e correttezza impongono al CeSAP Onlus di correggere il riferimento sul suo sito al patrocinio del Ministero di Grazia e Giustizia «per tutte le attività che esso svolge». Da anni quel sito afferma una cosa non vera.

8. Se ne ha conferma in questo lungo "piagnisteo" di ARIS Onlus, FAVIS Onlus, CESAP Onlus. Se ho aspettato fino a oggi a rendere pubblica la documentazione allegata è stato perché sono rimasta nella fiduciosa quanto ingenua e regolarmente delusa speranza di avere a che fare con persone di una certa levatura, oltre che nell'inutile attesa di un riscontro alle mie numerose richieste di assistenza e di risposte, che non sono mai arrivate.

9. L'unica in Italia ad averne dato notizia è stata Raffaella Di Marzio sul suo blog.

10. «Secondo la credenza di Scientology le vere cause di pazzia, crimine e guerra sono la psichiatria, le sue pratiche e i suoi metodi, tra cui gli psicofarmaci. E che per ottenere una civiltà ottimale in cui "L'Uomo sia libero di innalzarsi a vette superiori" bisogna innanzitutto eliminare la psichiatria, "eradicarla", come sosteneva L. Ron Hubbard, il fondatore di questa strana religione a pagamento. E possibilmente sostituirla con le pratiche di Scientology che si presenta sì come religione, ma che nasce quale estensione di Dianetics, la "scienza moderna della salute mentale" da cui trae teorie, convinzioni e metodologia terapeutica. [...] Hubbard era convinto e sosteneva che la sua "tecnologia" fosse l'unica e la sola in grado di operare con successo e "mani pulite" nel campo della salute mentale, e di questo sono tuttora convinti i suoi seguaci, che si ritengono "specialisti della mente". [...]
 «Secondo la dottrina religiosa del movimento la malattia mentale in realtà non esiste, si tratta piuttosto di una invenzione degli psichiatri che, in combutta con le case farmaceutiche, vogliono "drogare" le masse per mantenerle schiave, dominare il mondo e fare tanti soldi sulla pelle di "cavie umane inconsapevoli".
«Agli scientologist è fatto divieto di dispensare l'auditing, venduto a caro prezzo nelle sue chiese e missioni, a chi abbia mai assunto psicofarmaci. Va da sé che la medicalizzazione diffusa toglie al mercato spirituale della Chiesa di Scientology una grossa fetta di potenziali clienti. E poiché "L'intero futuro agonizzante di questo pianeta... o il tuo destino stesso per i prossimi infiniti trilioni di anni dipendono da ciò che fai ora e qui, con e in Scientology" e che: "Questa è un'attività mortalmente seria... questa è la nostra prima possibilità di farlo in tutti gli infiniti trilioni di anni del passato", chi non "fa" Scientology non ha speranza di futuro, ed è destinato all'oblio eterno.» (Si veda: "Le campagne anti-Ritalin e anti-psichiatria... i retroscena")






3 ago 2012

“Sette”, “antisette”, “setta degli antisette”, “aiuto” e altre riflessioni (settima e ultima parte)


Benché alcune associazioni “antisette” affermino di ricevere annualmente centinaia se non migliaia di richieste, esse non forniscono dati che ci permettano di capire in che cosa sono consistiti l’aiuto e le consulenze forniti e per quali motivi siano state contattate.

Come i siti di alcuni movimenti controversi, anche quelli delle associazioni “antisette” sono molto parchi di informazioni sul loro modo di operare e di fornire aiuto, e (come per alcuni movimenti controversi) l’unico modo per scoprirlo sembra essere il contatto diretto, la relazione personale.

Inspiegabilmente con le associazioni “antisette” si riscontra una evidente ritrosia a esprimere pubblicamente il proprio pensiero, a produrre riflessioni e articoli, a presentare il resoconto annuale delle attività e, soprattutto, a illustrare il contenuto delle richieste che ricevono e dell’intervento offerto. In genere quei siti si rivelano dei semplici depositi di materiali altrui trovati in Internet e ricopiati, a sostegno delle proprie convinzioni (il blog Pensieri Banali ha fatto un’analisi impietosa dei siti dell’ARIS e della FAVIS), o una sorta di rassegna dell’orrore in cui ci si limita a riprendere gli articoli a stampa sull’argomento.

Uno dei pochi, se non l’unico sito di associazione “antisette” in cui ho trovato qualche informazione sulla natura delle richieste pervenute è quello della SOS Antiplagio di Novara, che non appartiene al Forum delle associazioni ecc. ma che ne condivide discorso e finalità.

Come è possibile constatare, vi ritroviamo gli elementi discorsivi già analizzati in questi articoli e una pervasiva ricorrenza del prefisso pseudo-.

Parlare di pseudo- (religioni, veggenti, carismi e carismatici, conoscenza, ecc.) è indice di una determinata credenza/ideologia: si parte dalla presunzione di conoscere dove sia il vero- e il non illustrare come distinguere lo pseudo- dal vero è segnale che ci si sta rifacendo al pensiero mainstream (in Italia, quello di tradizione cattolica) contrapposto alla devianza [1]: il cattolico sa che la vera religione è la sua, che i veri veggenti sono quelli approvati dalla sua chiesa, che la vera conoscenza è quella rivelata dall’unico e vero Dio, quello cristiano.

Il sito di SOS Antiplagio riporta l’elenco delle richieste pervenute all’associazione nel 2011 e sembra confermare quanto già rilevato dalla Di Marzio nel suo specchietto. Sono quasi tutte richieste di aiuto di parenti e riguardano i casi più disparati, di cui pochi relativi a presunte “sette distruttive”. Tra di essi, soltanto due riguardano fuoriusciti (apparentemente di loro iniziativa) da ciò che loro definiscono “setta”.

Alla luce delle riflessioni fatte fino ad ora, sono a mio avviso particolarmente interessanti queste voci e il linguaggio utilizzato:
  • Provincia di Novara, una setta esoterica del biellese che propina anche il Reiky [sic], opererebbe matrimoni celtici (a scadenza temporale). Un giovane pare sia stato irretito da una adepta a celebrare questo matrimonio. Sia il ragazzo che i suoi familiari sono stati assistiti dai nostri consulenti.
  • Siamo contattati da un signore italiano che vive in Brasile; egli ci segnala l'esistenza di un legame tra alcune logge massoniche di Novara e la Congregazione dei Testimoni di Geova.
  • Bellinzago, un culto satanista già ampiamente conosciuto, tiene degli incontri di studi settimanali, presso la propria sede.
Personalmente, né questi né gli altri casi riportati mi paiono idonei a evidenziare l'esistenza di un problema connesso alle “sette abusanti” e a fenomeni di “plagio”, a conferma di quanto sia infondato l'"allarme sociale" propalato dagli “antisette” e il loro ossessivo invocare una legge ad hoc.

Ristuccia, presidente e fondatore della SOS Antiplagio, non manca inoltre di:
«far notare come l'immigrazione trascina con sé i propri santoni, imbroglioni ed altri che diffondono anche qui in Italia le loro dottrine, superstizioni, magie e quant'altro: fenomeno già conosciuto ma che aumenta con la differenziazione degli stranieri che giungono nel paese
Tutto il capitolo relativo alle religioni di origine “extracomunitaria” (suppongo africana, caraibica e latinoamericana) è interessante.

Anche Ristuccia ritiene che gli studiosi siano “complici delle sette” e pone l’accento su una presunta:
«continua campagna denigratoria ai danni di associazioni, come SOS Antiplagio, che contrastano i culti settari. [...]

E' veramente sconfortante osservare, come tali professionisti, si accaniscono al punto tale da etichettare associazioni come la nostra, col termine da loro inventato di “sette antisette”. Una assurdità talmente mastodontica da rasentare l'ilarità, se non fosse per tutte quelle persone assistite da noi, traumatizzate per essere cadute nella trappola di un mago, di un santone o di una setta distruttiva.

Si osserva un certo coordinamento con rappresentanti dei culti sotto processo, per organizzare una vera e propria campagna diffamatoria ai danni di chi, come la nostra associazione, dona un servizio utilissimo alla società, affrontando in prima persona disagi, rischi, querele e minacce di ogni genere.

A questi incontri di coordinamento delle sette, tra loro e qualche professionista, avrebbe partecipato anche un noto studioso dei culti in Piemonte. La cui linea da anni è quella di difendere i culti settari, minimizzando gli allarmi della presenza dei culti in Italia, opponendosi al varo di una legge necessaria in Italia [...]

Da anni si cerca di contrastare tali pericoli, [...] ancora oggi vi sono forti pressioni affinché non venga varato nessun strumento normativo a difesa del cittadino contro chi specula sulla sofferenza. E' anzi urgentissimo [correre ai ripari contro] tali attacchi all'individuo, alla famiglia, al patrimonio e soprattutto alla stabilità sociale [...]»
In questo passaggio ho evidenziato i termini a mio avviso indicativi di una modalità discorsiva che vuole far leva sull’emotività del lettore, senza però portare dati oggettivi e verificabili. È una modalità che abbiamo già visto utilizzata altrove, per esempio da Don Aldo Bonaiuto e da Maurizio Alessandrini, entrambi esponenti dell’associazionismo “antisette” e referenti della Squadra Anti Sette della Polizia di Stato.

A Ristuccia va il mio ringraziamento e plauso per aver resi pubblici questi dati e le sue considerazioni, a differenza di quanto fanno le associazioni consorelle di SOS Antiplagio. Purtroppo però, tolto il generico intervento di psicoterapeuti e avvocati, manca l’esplicitazione del tipo di aiuto offerto. Sarebbe interessante conoscere per esempio quante volte, nell’attività di aiuto, si è parlato di maligno e quante s’è cercato di attribuire alla propria credenza/ideologia (esistenza del “plagio”) i diversi problemi e preoccupazioni presentate.

Noto poi che i relatori delle serate e conferenze organizzate da SOS Antiplagio sono soltanto due: il presidente Ristuccia, le cui competenze per affrontare certe tematiche sono ignote, e l’anziano dott. Giorgio Gagliardi, grande sostenitore dell’esistenza dei SRA (satanic ritual abuse), ormai ampiamente sconfessati dai processi tenuti nel corso degli anni e dalla letteratura scientifica [2], ma ancora in grado – anche grazie all’apporto massmediatico – di scatenare panici morali (si pensi ad esempio ai casi dell’asilo Corelli di Brescia e della scuola di Rignano Flaminio, molto simili ai casi americani, canadesi e inglesi di cui la letteratura scientifica s’è ampiamente occupata).

Mi concedo una digressione per evidenziare una curiosa affermazione che trovo sulle pagine di SOS Antiplagio riferita all’attività del 2011 (grassetto aggiunto):
«I nostri esperti sono spesso chiamati a sostenere attività di consulenza d’ufficio presso diversi tribunali nel territorio nazionale. In alcuni processi, come quello ormai finito sul caso Arkeon, hanno eseguito perizie su alcuni fuoriusciti
La ritengo curiosa perché la sentenza di primo grado del processo contro alcuni dirigenti di Arkeon è stata emessa soltanto il 16 luglio 2012 e trattandosi del primo grado tutto si può dire, salvo che il processo sia “ormai finito”. Come poteva mai esserlo, nel 2011 resta un mistero.

Ovviamente mi auguro che, trattandosi di atti pubblici scaturiti da un processo, un giorno potremo conoscere le modalità con cui sono state condotte tali “perizie d’ufficio” (che significa: ordinate dal giudice), giusto per avere un’idea della metodologia utilizzata.

Non è la prima volta, infatti, che ci troviamo di fronte a “perizie” sui generis in cui le conclusioni si esprimono in tre diverse ipotesi alternative tra loro: “scettica, benevola e preoccupata” (perizia che, per inciso, riguardava il figlio di una madre affiliata ad Arkeon, all’epoca “Reiki”, chiesta dal padre in una causa di separazione, simile a quelle riferite dal sito SOS Antiplagio.)

Come abbiamo visto, in linea di massima l’associazionismo “antisette” italiano mantiene una forte ideologia non condivisa dalla maggioranza degli studiosi del campo (perciò a suo modo settaria) che si manifesta su livelli diversi, tra cui:
  1. cercare di distogliere il membro dal gruppo a cui ha deciso di aderire;
  2. dare solo informazioni negative sui gruppi di minoranza, definiti indistintamente “sette” o “psicosette” (con tutto il portato denigratorio che il termine ha assunto);
  3. attivarsi per contrastare le loro attività (foraggiare la stampa, segnalazioni alla polizia, consulenze ai magistrati, cercare di costituirsi parte civile nei processi, ecc.);
  4. sostenere la reintroduzione della legge sul plagio, forti della convinzione che l’unico motivo di conversione a certe credenze sia la “manipolazione mentale”.
Credo sia doveroso interrogarsi sulle forme di aiuto offerte da chi mantiene tale ideologia.

Nel terzo articolo di questa serie ho accennato al convegno ICSA del 2007 dove per la prima volta sentii parlare di mediazione. Per me che provenivo dal mondo dell’antisettarismo era una parola sconosciuta. La “vittima” andava “tirata fuori dalla trappola della setta” e ci si doveva attivare per danneggiare il gruppo (allertare i media con racconti dell’orrore, convincere le vittime a sporgere denuncia, ecc.).

Il problema però è che così facendo si scavano fossati più profondi di quanto già non siano e in parecchi casi più che dare aiuto all’altro si portano avanti finalità dettate dalla propria credenza/ideologia, a cui si socializzano persone nuove, viste come potenziali “reclute” delle associazioni. Ciò di cui gli “antisette” accusano le “sette” di fare.

Ricordo di aver discusso di mediazione con una decana dell’associazionismo antisette italiano; le feci presente che in fondo i gruppi non sono tutti uguali, non si mantengono immutati nel tempo, il coinvolgimento personale può essere più o meno profondo.

Gruppi che vengono considerati “sette distruttive” sulla base del racconto di un parente preoccupato o di un ex membro arrabbiato, potrebbero non esserlo affatto; non va escluso a priori che si tratti di semplici gruppi “alternativi” del tutto ignari delle preoccupazioni di un famigliare o delle lamentele di un ex. Movimenti che in passato hanno realmente tenuto comportamenti da “setta distruttiva” oggi sono cambiati, alcuni hanno fatto il mea culpa e si sono assunti le proprie responsabilità.

Un’associazione che si ponga da tramite, che presenti al gruppo le lamentele raccolte, che faccia presente quali preoccupazioni o problematiche suscita in alcuni, potrebbe già risolvere pacificamente molti conflitti. O come ci raccontò un relatore al convegno ICSA, responsabilizzando il gruppo su certe questioni si possono ottenere ottimi risultati. Nel suo caso si trattava di una studentessa che aveva abbandonato gli studi per immergersi nelle attività del gruppo. Una serie di incontri con i suoi dirigenti fece sì che furono loro stessi a convincerla a rimettersi a studiare e ad allentare la frequentazione del gruppo, senza per questo interromperla. Sul fronte familiare la mediazione portò i genitori ad accettare il diritto della figlia di fare le proprie scelte e la ragazza a capire le preoccupazioni e le critiche dei genitori.

Purtroppo, la decana “antisette” con cui parlai mi disse chiaramente che “con i banditi non si media”, per cui loro in quanto associazione sarebbero andati avanti per la strada che avevano sempre battuto. Due decenni prima avevano provato a mediare con un paio di gruppi ed era andata male; forte della convinzione che “tutti i gruppi sono uguali e non cambiano”, a suo modo di vedere cercare di mediare significava “farsi prendere in giro” e perder tempo.

E' vero che a volte la mediazione non risulta possibile, né che darà in ogni caso i risultati sperati. Ma ritengo che un tentativo andrebbe sempre fatto. Se però si parte dal presupposto che tutti i gruppi sono uguali e immutabili nel tempo, che sono tutti “banditi”, che ogni sede locale è uguale e “banditesca” come la “casa madre” e i suoi membri sono tutti “plagiati o plagiatori”, la mediazione verrà esclusa automaticamente dall’orizzonte del pensabile.

Capita invece che siano i rappresentanti dei gruppi presi di mira dalle associazioni a cercare un incontro, ma si vedono chiusa la porta in faccia. Il caso di Pietro Bono citato nel quinto articolo di questa serie è significativo, ma non è il solo. Interessante è per esempio il recente commento della presidente del CeSAP alle lamentele di una persona da anni bersaglio dei forum di discussione gestiti dal Centro Studi nocino. Data la disponibilità manifestata dal diffamato mi sarei aspettata una reazione diversa dalla responsabile di un “Centro Studi Abusi Psicologici”, oltre che una moderazione ferma degli interventi offensivi. Ma ho già avuto modo di parlare dello stile di moderazione cesappino e anche della reale capacità di «confronto aperto e sereno» e di «dialogo proficuo» dimostrato dal Forum delle associazioni ecc.. (vedi quinta parte).

Sono stata personalmente testimone di due “interventi di aiuto antisette” che all’epoca mi lasciarono parecchio perplessa:
  1. una importante esponente dell’associazionismo italiano consigliò alla parente di un fresco affiliato a Scientology di «andare a far casino sui giornali». In questo modo l’affiliato sarebbe stato “dichiarato PTS” e sospeso da corsi e servizi. A suo modo di vedere, il problema era di facile soluzione: «farlo sbatter fuori»;
  2. due giovani si erano rivolti a una associazione italiana perché preoccupati dall’affiliazione di un congiunto a un certo gruppo. L’esponente dell’associazione cercò notizie in Internet e chiese anche alle consorelle europee, senza ricavarne nulla salvo informazioni ufficiali, positività, lodi e benemerenze. Nulla di negativo da nessuna parte da poter sottoporre ai ragazzi. Alquanto affranta, l’esponente non trovò di meglio che invitarli a partecipare al convegno FECRIS imminente in quei giorni. I due ascoltarono per 8 ore filate relazioni sulla pericolosità delle “sette distruttive” (a cui erano stati convinti che il congiunto si fosse affiliato) e uscirono terrorizzati per le sorti del loro caro.
Sono a conoscenza di altri episodi anche più scabrosi, ma essendomi stati riportati da terzi mi astengo dal citarli.

Ritengo che le associazioni di aiuto e sostegno siano importanti e vadano incoraggiate, ma non dovrebbero confondere l’aiuto con istanze e ideologia antisette. Le “sette distruttive” esistono, esistono le relazioni disfunzionali, esistono le persone più fragili e influenzabili ed esiste l’influenza indebita e chi la esercita. Ma l’aiuto è una cosa, la volontà di contrasto o distruttiva è un’altra.

Chi esce da un gruppo cosiddetto “ad alte pretese” potrebbe incontrare problemi a reinserirsi nella società, in particolare se il suo coinvolgimento con il gruppo è stato molto profondo, a tempo pieno (es. gli staff di Scientology, in particolare della Sea Org). I condizionamenti lasciati dalla dottrina possono essere importanti e liberarsene non è sempre facile; in questi casi è molto importante l’aiuto di un ex membro che sappia “parlare la lingua”, che conosca la dottrina e sia in grado di identificare l’insegnamento che continua a influire negativamente sulla persona. Questo tipo di aiuto non deve però diventare un nuovo indottrinamento a ideologie e credenze altrettanto intransigenti e settarie, o una sottile forma di reclutamento nel proprio gruppo.

Le professioni di aiuto sono notoriamente le più difficili e le buone intenzioni da sole non bastano – meno che mai in un campo così complesso e variegato. Ogni caso è diverso, è inserito in un contesto familiare e relazionale unico, coinvolge più aspetti del vivere e del vissuto.

L’obiettivo primario di chi offre aiuto deve sempre essere il benessere dell’altro nella sua interezza, differenza e complessità, non il portare avanti le proprie istanze, ideologie, fini, interessi o missioni salvifiche.

Psicoterapie Folli, una delle “bibbie” degli antisette, parla del mitologico Letto di Procuste. L’esperienza personale in ambito antisette mi spinge a ritenere che in una realtà così impregnata di ideologia, sprofondata nel dogma e nel rifiuto di posizioni, interpretazioni, interrogativi diversi, vi si faccia troppo spesso ricorso.


Note:

1. Interessante a questo proposito il riferimento ai “movimenti d’odio” americani citati alla nota 3 del secondo articolo di questa serie.

2. Per esempio, The Extent and Nature of Organised and Ritual Abuse: Research Findings, J.S. La Fontaine, Her Majesty’s Stationery Office, Londra 1994; Speak of the Devil: Tales of Satanic Abuse in Contemporary England, J.S. La Fontaine, Cambridge University Press, 1998; Il Ritorno della stregoneria, A. Simonicca, in Comparativamente, (a cura di) P. Clemente, C. Grottanelli, SEID, Firenze, 2009; Abusi sessuali collettivi sui minori, A. Zappalà, Franco Angeli, 2009.


2 ago 2012

“Sette”, “antisette”, “setta degli antisette”, “aiuto” e altre riflessioni (sesta parte)


Aiuto

Definizione della parola aiuto del Grande Dizionario Italiano (UTET):
intervento a favore di qualcuno o qualcosa in difficoltà
verbo aiutare:
fare oggetto di aiuto o di assistenza, agevolare, favorire.
Come per la parola setta anche aiuto e aiutare si direbbero dei “termini contenitore” che ognuno riempie con le proprie credenze e la propria emotività.

Le dottrine dei Nuovi Movimenti Religiosi, al pari dei “vecchi”, contengono messaggi di aiuto e speranza che si potrebbero riassumere con un:
Alla fine del tunnel [qualunque esso sia, e quale sia il tuo tunnel lo sai tu] c’è la luce. Forse ora non sei in grado di vederla, ma noi ti aiutiamo a raggiungerla. Il nostro compito è assisterti nell’impresa, accompagnarti, educarti.
La “morfologia” del tunnel e il percorso per uscirne è ciò che differenzia le varie dottrine spirituali e religiose e le relative prassi. Alcune ci sono familiari perché rimandano alle forme a cui siamo già stati educati e socializzati, a messaggi salvifici noti e, come tali, accettabili e condivisibili. Altre non appartengono alla nostra cultura e ci paiono assurde, bizzarre, ridicole, incredibili. Ma è innegabile che alla base di quelle dottrine c’è un messaggio di aiuto. Il medesimo messaggio di aiuto è riscontrabile nei gruppi del potenziale umano (dagli antisette definiti “psicosette”), in cui la componente spiritual-religiosa è assente o celata agli occhi del neofita, tanto da non risultare immediatamente evidente.

Nel primo articolo di questa serie ho accennato a Parsons, secondo il quale i processi socializzativi sono strettamente legati al controllo sociale. Per mantenersi e riprodursi, la struttura sociale necessita di norme che la tengano insieme. Ognuno di noi interiorizza quelle norme grazie al processo socializzativo svolto in prima battuta dalla famiglia e, in seconda, dalla scuola e da altre agenzie, per esempio quelle religiose e morali di riferimento. Il controllo sociale consiste essenzialmente nel sanzionare i comportamenti devianti (che potrebbero rompere l’equilibrio della struttura) e nell’allontanare o espellere chi li tiene.

Sempre nel primo articolo, ho riportato la definizione di setta come di un
gruppo di persone che professano una particolare dottrina politica, filosofica, religiosa e sim., in contrasto o in opposizione a quella riconosciuta o professata dai più.
Ogni setta, però, è un gruppo sociale dotato di una sua cultura, di una sua struttura e di sue norme interne condivise dagli appartenenti, che a loro volta considereranno devianti le istanze non conformi.

Più un gruppo mantiene una ideologia forte e dogmatica più numerose saranno le norme, maggiori le richieste di conformismo e il controllo sociale. La devianza e il conflitto porterebbero alla disgregazione del gruppo, che già si trova a dover fronteggiare una cultura di maggioranza che invece il gruppo contesta o a cui si oppone.

Abbiamo così che se il messaggio iniziale di aiuto è quello più appariscente, sarà comunque inevitabilmente accompagnato da richieste più o meno forti di conformismo, dalla convinzione di essere circondati da nemici e dalla chiusura verso l’esterno. Quanto maggiori saranno queste richieste, convinzioni e chiusure, tanto più noi percepiremo quel gruppo come intransigente e settario. Ciò che fa setta, pertanto, è il modello relazionale esistente tra gli aderenti e verso l’esterno, non un’etichetta apposta ex cathedra da chi considera deviante il messaggio salvifico non mainstream.

È innegabile che anche tra i Nuovi Movimenti Religiosi troviamo modelli relazionali settari, così come li riscontriamo in altri raggruppamenti sociali. Ma non si tratta di modelli necessariamente criminali o criminogeni; per alcune persone essi possono addirittura rappresentare un’ancora di salvezza, un modello che permette loro di funzionare adeguatamente in una società pluralista sempre più ricca di proposte, di richiami, di offerte che le lasciano frastornate. Rapporti asimmetrici, direttività e relazioni di dipendenza non sono necessariamente patologici.

È chiaro, e su questo c’è il più ampio consenso, che se all’interno di un gruppo si commettono dei reati, quei reati vanno sanzionati. Ma all’interno dei NMR non si commettono più reati di quanti se ne commettano in altri gruppi sociali. È invece più probabile la presenza di codici morali diversi che determinano certi comportamenti, i quali potrebbero essere giudicati immorali dalla mentalità predominante. La morale è strettamente legata alla cultura, all’insieme di credenze. Tuttavia, tra immorale, pericoloso e illegale c’è differenza.

Uno dei leit motiv degli “antisette” è che l’interesse deve concentrarsi sui comportamenti, non sulla credenza – che in virtù del concetto di political correctness andrebbe sempre rispettata.

È convinzione generale, però, che i comportamenti giudicati immorali (un esempio su tutti, l’omosessualità) siano anche pericolosi e vadano contrastati. Tuttavia, noi viviamo in una società liberale sempre più pluralista, sempre più complessa, sempre più attraversata da istanze e traiettorie diverse; per poter razionalizzare la presunta pericolosità di certi comportamenti si deve perciò ricorrere alla ideologia come definita da Wilk (vedi quinta parte) cosicché l’opinione pubblica si convinca della necessità di contrastarli. E c’è un ulteriore problema: credenza e comportamento sono strettamente collegati.

Di “prelogica e logica classica” secondo Lévy-Bruhl ho già parlato altrove. Altri studiosi si sono interessati alle credenze altrui in relazione ai comportamenti: Malinowski sosteneva che per comprendere l’azione sociale degli individui fosse necessario «osservare il loro mondo con i loro occhi», principio alla base dell’osservazione partecipante.

Evans-Pritchard ha dato un grosso contribuito teorico alla comprensione dell’altro, del diverso, nel suo famoso libro Stregoneria, oracoli e magia tra gli Azande. In esso, l’autore analizza la struttura del pensiero magico del popolo stanziato tra gli attuali Congo e Sudan studiato alla fine degli anni ’20 del ‘900. Evans-Pritchard giunse alla conclusione che il pensiero zande ha una sua coerenza interna: date certe premesse si hanno determinate conseguenze. Restava il problema di capire perché, pur dimostrandosi razionali nelle incombenze quotidiane, gli Azande potessero fondare i loro ragionamenti su premesse logiche chiaramente errate. Secondo l’autore il problema della razionalità non andava posto nell’alternativa vero/falso, ma in termini di coerenza interna di ogni sistema di credenze.

In questa prospettiva, conoscere la credenza dei NMR è essenziale per comprendere il comportamento dei loro membri e dargli un senso. Anche la cosa più apparentemente assurda diviene così comprensibile dal loro punto di vista e cadono parecchie ipotesi “plagiarie” che pretenderebbero di spiegare univocamente certi comportamenti.

La sostanza ultima degli autori citati e di altri etnologi è che dobbiamo liberarci dall’etnocentrismo che ci porta a considerare sbagliato, assurdo, primitivo, pericoloso - e quindi sanzionabile - ciò che non rientra nei nostri modelli e nei nostri schemi culturali e morali.

Sebbene Malinowski, Lévy-Bruhl, Evans-Pritchard scrivessero di cosiddette “società primitive”, il loro approccio può essere utilizzato per cercare di comprendere i gruppi sociali contemporanei di minoranza. Questo sforzo non nega il diritto di sottoporre ad analisi critica [1] i codici morali e le norme altrui; dibattito e maggior conoscenza portano a una migliore comprensione, a più tolleranza, a meno intransigenza e paura del diverso.

Come abbiamo visto nei capitoli precedenti, l’associazionismo “antisette” non si è generalmente dimostrato più bendisposto alla critica [1] dei suoi codici morali, meno chiuso e dogmatico, meno dotato di una ideologia forte e intransigente di quei gruppi a cui appone l’etichetta di “setta”.

Così come le “sette”, anche quel tipo di associazionismo offre aiuto e si è dato una missione salvifica strettamente collegata alle sue credenze, le quali dimostrano di avere una coerenza interna. Come per gli Azande studiati da Evans-Pritchard, «date certe premesse si avranno determinate conseguenze».

Se si mantiene la credenza che le “sette” plagino i loro membri, abbiano inevitabilmente dei “fini loschi” e una lunga scia di “vittime”, la forma di aiuto offerta consisterà nel “tirarle fuori da quella trappola” mentre la missione salvifica sarà il mettere in guardia parenti preoccupati e opinione pubblica sui pericoli che tali “sette” rappresentano per l’individuo e la società. Si tratta di un’opera di convincimento e di socializzazione alle proprie credenze comune a tutti i gruppi sociali.

Psicologia e sociologia ci insegnano che l’opera di convincimento può consistere nell’analisi razionale e completa dei fatti oppure nel tentativo di persuasione, che è quel processo manipolativo che, aggirando la ragione, fa appello all’emotività.

In questo senso, il discorso di un certo associazionismo “antisette” non sembra diverso da quello dei gruppi che esso considera “sette”. Tende infatti a far leva sulle paure e su un presunto allarme sociale; a sottolineare la sua funzione di aiuto, il suo ruolo sociale positivo e di denuncia, la sua base volontaristica e quindi intrinsecamente “buona”; a presentarsi “sotto attacco continuo”, “attacco” portato a dimostrazione del fastidio dato “ai cattivi” e perciò della bontà del proprio operato; a esibire riconoscimenti istituzionali (es. qualche patrocinio pubblico, qualche appoggio politico o l’essere assurti al ruolo di informatori privilegiati e collaboratori della Squadra Anti Sette della Polizia) a garanzia del proprio operato, ecc. [2]

Tuttavia, come succede con i movimenti controversi anche nel caso dell’associazionismo “antisette” è generalmente arduo riuscire a capire dall’esterno quale sia la forma di aiuto realmente offerta alle varie tipologie di richiesta. La parola aiuto è già in sé un “termine contenitore” che ognuno di noi riempie con il suo personale portato emotivo. Se uno aiuta e offre aiuto siamo automaticamente indotti a pensare che faccia intrinsecamente del bene.

Benché alcune associazioni “antisette” affermino di ricevere annualmente centinaia se non migliaia di richieste di aiuto, esse non forniscono dati che ci permettano di capire in che cosa è consistito l’aiuto dato e per quali motivi siano state contattate.

Lo specchietto riportato nel libro Nuove religioni e sette ci dice che nel periodo in cui l’autrice (Raffaella Di Marzio) gestì il centro di ascolto romano del GRIS (1998-2000) arrivarono 315 richieste di aiuto da parte di familiari e seguaci (57,3%), 147 richieste di informazioni (26,7%) e 88 richieste o segnalazioni varie (16%). Le richieste di aiuto e informazioni provenivano in maggioranza da parenti e amici preoccupati; una minoranza da seguaci ancora affiliati che avevano maturato dubbi; pochissime da persone bisognose di aiuto dopo l’uscita. Inoltre, le 315 chiamate in tre anni non erano richieste “singole”, cioè di persone diverse, perché le stesse persone chiamavano più volte. Dunque il numero di richieste d’aiuto per anno non era di un centinaio, ma solo di qualche decina.

Ormai da 15 anni gestisco il sito “Allarme Scientology”. Nonostante io non offra alcuna forma di aiuto o consulenza, sono state molte le persone che nel tempo mi hanno scritto. Non ho tenuto statistiche sulle loro motivazioni, ma direi di poter confermare la tendenza illustrata dalla Di Marzio salvo che per gli ex affiliati, che mi hanno contattata in discreta misura. A me non scrivono per cercare aiuto, quanto piuttosto per “fare quattro chiacchiere”, per scambiare punti di vista su un’esperienza comune, per commentare gli articoli che pubblico. Essendo un sito che offre informazioni sul movimento hubbardiano, ricevo meno richieste in quel senso e più contatti di persone desiderose di scambiare opinioni.

Dall’esperienza personale e da quella riferita dalla Di Marzio, direi di poter ragionevolmente dedurre che le richieste ricevute dall’associazionismo “antisette” italiano si posizionino in modo analogo.

Continua...


Note:

1. Zingarelli, criticare: esame a cui la ragione sottopone fatti e teorie per determinare in modo rigoroso certe loro caratteristiche.

2. Vale la pena notare come anche la Chiesa di Scientology sia diventata maestra non solo nell’esibizione di riconoscimenti istituzionali, ma in tutti gli altri punti/aspetti che ho citato.