10 nov 2011

L'intervista a Fabio Alessandrini, figlio dei fondatori FAVIS

Fabio Alessandrini è figlio di Maurizio, fondatore e animatore del FAVIS - Familiari Vittime delle Sette, associazione di Rimini.

La FAVIS è membro permanente della FECRIS - federazione europea dei centri di ricerca sul settarismo - assieme ad altre tre associazioni italiane: ARIS Veneto, ARIS Toscana, CeSAP.

Con le suddette associazioni si batte da anni per la reintroduzione del reato di plagio. Alessandrini è anche stato sentito di recente - in qualità di esperto - in audizione al Senato per il DDL sulla manipolazione mentale. Da molti anni rilascia interviste televisive e a stampa sulla triste vicenda del figlio "plagiato e irretito dalla setta distruttiva". Lui, come padre, ha sentito il dovere di attivarsi per mettere in guardia le altre famiglie dai pericoli che certi gruppi rappresentano per l'unità e la serenità familiare.

Apparentemente di quel figlio si erano perse le tracce. Da parte sua, il ragazzo (ora uomo fatto) non aveva mai rilasciato dichiarazioni sulla campagna del padre contro di lui e il suo gruppo. Dai racconti di Alessandrini-padre, io me l'immaginavo "prigioniero" in qualche cascinale immerso nelle nebbie venete, isolato dal mondo.

Il 6 ottobre scorso, Fabio Alessandrini ha rilasciato a una TV di Rimini la sua prima, lunga intervista sulla vicenda che l'ha visto involontario protagonista. Qui la prima parte, qui la seconda.

Ho trovato molto interessante il suo racconto, se non altro perché ritengo sia sempre indispensabile sentire sempre tutte le campane. Finalmente abbiamo modo di ascoltare il punto di vista di quest'uomo, che il padre da anni definisce "plagiato".

Mi hanno infastidita i racconti di Fabio sulla vita sessuale dei genitori, ma credo che per inquadrare quello che Alessandrini-padre descrive pubblicamente da 11 anni come "un figlio plagiato dalla setta che distrugge le famiglie, tanto che io non vedo più mio figlio da anni e lui ha troncato i rapporti con la sua famiglia", sia necessario capire come quel figlio abbia vissuto la famiglia e le relazioni familiari.

Se ciò che dice Fabio è vero, allora siamo di fronte a un bambino cresciuto in una situazione familiare molto particolare dove da una parte il padre ha brillato per assenza, dall'altra si è distinto per ingerenze nelle scelte del figlio.

Dalle parole di Fabio emerge il ritratto di un ambiente familiare destabilizzante per chiunque. Fabio viveva il padre Maurizio come uno "zio lontano" che si faceva vedere ogni tanto. I punti di riferimento affettivi di Fabio erano la madre e la sua compagna convivente. Non c'è da stupirsi se poi, una volta trovata un'alternativa a quel modo di vivere, vedere, strutturare il mondo e i rapporti interpersonali, Fabio abbia abbracciata al volo quell'alternativa.

Fabio racconta che alla sua entrata nel gruppo (di cui non dice nulla) il padre, la madre e la di lei compagna cominciarono a dirgli che era un "plagiato", ovvero un incapace totale.

Sono accuse che non aiutano a capire il suo disagio interiore e che sicuramente farebbero allontanare qualsiasi persona se le senta fare ripetutamente.

I genitori e la compagna della madre fondarono addirittura una "associazione antisette" e lo hanno preso a emblema del "male che le sette fanno alla famiglia". Non solo: Fabio dice che il comportamento dei suoi parenti gli ha fatto terra bruciata nella sua comunità di riferimento (Rimini), tanto che alla fine si è trasferito.

Sicuramente non prendo le sue parole per oro colato, ma se anche solo la metà di quello che dice è vero (e non ho motivo di ritenere che non lo sia), ce n'è già più che a sufficienza per farsi qualche domanda e inquadrare meglio la vicenda.

Vicenda che, ripeto, Alessandrini padre - con la sua FAVIS e il suo attivismo - ha voluto far diventare il simbolo della "pericolosità delle sette" e l'emblema stesso della necessità di una legge sul plagio.

Questa intervista mi pare anche un assaggio di ciò che potrebbe accadere se fosse approvata la legge sulla manipolazione mentale che FAVIS, ARIS e CeSAP reclamano a gran voce. Panni sporchi lavati in pubblico, il verdetto lasciato nelle mani degli psichiatri, ma soprattutto famiglie definitivamente distrutte.

Non dimentichiamo che la stragrande maggioranza delle persone che entrano in un gruppo che noi definiamo "settario" ne escono autonomamente nel giro di alcuni anni. L'uscita diviene meno percorribile se l'alternativa al gruppo sono familiari che si lasciano convincere da qualche "associazione antisette" che i parenti sono dei "plagiati" e vanno a sollevare polvere sui media, piuttosto che affidarsi a esperti di mediazione familiare.

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