23 lug 2012

“Sette”, “antisette”, “setta degli antisette”, “aiuto” e altre riflessioni (prima parte)

L’argomento è senz’altro complicato e una delle complicazioni sta nel fatto che definire con precisione che cosa vada inteso per “setta” pare un compito impossibile. Si direbbe trattarsi di un “termine contenitore”, che ognuno riempie con la sua emotività individuale.

Lo Zingarelli definisce una setta come un:
Gruppo di persone che professano una particolare dottrina politica, filosofica, religiosa e sim., in contrasto o in opposizione a quella riconosciuta o professata dai più.
Da queste parole si può desumere che alla base della “setta” c’è una ideologia non condivisa dalla maggioranza. L’etimologia stessa della parola rimanda a due termini latini: secare [dividere] e sequor [adesione attiva a una fede o a un’idea].

Gli “antisette”

Se “setta” è un gruppo che segue e difende dottrine in contrasto o opposizione con quelle riconosciute e professate dai più, gli “antisette” dovrebbero essere coloro che, riconoscendosi nel pensiero di maggioranza, si oppongono al pensiero “deviante”, non conforme.

La sociologia ha a lungo discusso di forme socializzative e dei concetti di conformità/devianza. Parsons riteneva che la socializzazione fosse strettamente legata al processo di controllo sociale. Per questo i comportamenti non conformi, cioè devianti, possono essere percepiti come patologici (da curare) o criminali (da punire). Altre visioni (es. Luckman e Merton) distinguono tra devianza vera e propria e non-conformismo. Il secondo viene identificato con la ribellione, con la contestazione della cultura di maggioranza allo scopo di cambiarla. Ha a che fare con il conflitto e il mutamento sociale. Il deviante in senso stretto sarebbe invece chi non contesta le norme sociali che viola con il suo comportamento.

Breve carrellata storica su “sette” e “antisette” odierni

Con il secondo dopoguerra il mondo occidentale vide proliferare una varietà di gruppi di matrice diversa da quella cristiana mainstream, che seppero catalizzare lo scontento e l’incertezza soprattutto dei giovani.

La Seconda Guerra Mondiale non aveva comportato soltanto la distruzione materiale di intere nazioni, ma anche il crollo di convinzioni e ideologie (es. la perdita di ogni certezza sulla natura razionale dell’uomo): se nonostante la nobiltà della logica aristotelica e del pensiero cristiano mainstream il mondo occidentale era sprofondato prima nel fascismo e nel nazismo, poi in quella guerra e a quel livello di distruzione e di barbarie, allora quelle dottrine andavano abbandonate (o quantomeno, modificate).

Con l’Europa impegnata nella ricostruzione, quei nuovi gruppi religiosi o filosofici “alternativi” ebbero inizialmente successo soprattutto negli Stati Uniti. Maestri di discipline orientali, rivisitazione e riscoperta di dottrine esoteriche occidentali e mediorientali, cristiani rinati, gruppi di “auto-aiuto” e del “potenziale umano”, “figli dei fiori” ed esperienze psichedeliche; il mercato della nuova spiritualità cominciò a prosperare.

Mentre i più adulti si rivolgevano ai gruppi di matrice cristiana a forte componente carismatica e al movimento revivalista, i più giovani erano maggiormente attratti da forme del tutto alternative di credenza.

I genitori vedevano i loro figli, cresciuti e socializzati nella tradizione religiosa dei padri, cambiare più o meno repentinamente il loro orientamento, abbandonare gli studi e unirsi a gruppi spirituali che loro non comprendevano. I conflitti familiari aumentavano e a volte i giovani tagliavano i ponti con il passato e con la famiglia. Nacquero così i primi gruppi “antisette”, fondati da genitori e parenti preoccupati, che vedevano nel gruppo a cui il figlio aveva aderito, ossia nella “setta”, la causa di tutto il male. Per loro, quella devianza era patologica e criminogena, quando non apertamente criminale. Andava medicalizzata e contrastata. A quei genitori si unirono presto degli ex membri delusi e arrabbiati che cominciarono a narrare storie di orrori e atrocità.

Alcuni autori iniziarono ad applicare a quei nuovi gruppi spirituali, definiti “sette religiose”, le teorie della manipolazione-controllo mentale. Secondo loro, quella del "lavaggio del cervello" (plagio) era l’unica spiegazione per la conversione a sistemi di credenza giudicati “assurdi” e “fuori della norma”, cioè devianti.

Il passo verso la formulazione dell’assunto successivo fu breve: se l’unica spiegazione possibile di quelle conversioni era la coercizione mentale, allora era imperativo “salvare” quei ragazzi dalle “grinfie” della “pericolosa setta” che ne aveva fatto delle “prede” per i suoi “loschi propositi”.

Diveniva urgente aiutare quei giovani a recuperare il “sé-prima-della-setta”, la “personalità vera” contrapposta alla “pseudopersonalità”, per usare la terminologia cara agli “antisette” (anti-cult). Una pseudo personalità creata dalla “setta” con le sue “sofisticate tecniche di manipolazione mentale”, all’unico fine di «sottomettere gli adepti e creare in loro uno stato permanente di dipendenza dal leader del gruppo».

Se la “setta” aveva “plagiato” quei giovani, se li aveva “programmati”, allora bisognava “deprogrammarli” affinché rientrassero nella conformità, nel pensiero maggioritario che la “setta” li aveva “costretti” ad abbandonare.

Le prime forme di “deprogrammazione” utilizzate in ambito “antisette” erano violente e prevedevano il rapimento e il sequestro della “vittima della setta”; a volte anche abusi fisici e sessuali.

I deprogrammatori più noti furono Ted Patrick e Rick Ross. Questa modalità coercitiva venne poi abbandonata in favore di un processo altrettanto persuasivo ma apparentemente meno cruento chiamato “exit counselling”, che però mantiene le basi ideologiche della “deprogrammazione”. (Qui un’analisi delle diverse tipologie di “antisette” e dei loro riferimenti teorici e ideologici.)

L’applicazione delle teorie del "lavaggio del cervello" e del “menticidio” (plagio) alle “sette religiose”, l’allarmismo diffuso dalle associazioni “antisette”, i racconti degli ex membri delusi ed episodi oggettivi di orrore come il massacro di Jonestown, oltre al determinante ruolo svolto dai media, portarono con sé un’accezione e percezione sempre più negativa e criminalizzante dei gruppi spirituali genericamente definiti “sette”, indipendentemente da ciò che essi realmente facevano o professavano. Se erano “sette”, allora facevano il "lavaggio del cervello". Se facevano il "lavaggio del cervello", allora i loro membri erano in assoluto e imminente pericolo e andavano aiutati, salvati, mentre le “sette” dovevano essere monitorate e possibilmente dissolte. Sicuramente stigmatizzate e ostracizzate dall’opinione pubblica.

È per questo carattere di crescente negatività e criminalizzazione del termine “setta” (cult) che molti autori, in particolare i sociologi della religione, si batterono per il suo abbandono e l’adozione dei più neutrali “nuovo movimento religioso” e “minoranza religiosa”.


3 commenti:

  1. Mi sembra una disamina accurata di una realtà di cui in Italia si parla ancora troppo poco. Bene, allora, che qualcun altro cominci ad occuparsene.

    Complimenti

    Raffaella

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    1. Io rispondo ma l'accurata censura di regime fa in modo che i miei commenti non siano pubblicati. Egr, Sig. Di Marzio la sua interpretazione della realtà italiana mi pare piuttosto confusa e nasconde principi di protagonismo disatteso a pilotati giudizi legittimati dal suo ruolo sociale da terzi più interessati. La libertà di pensiero e credo non deve essere un pretesto per incentivare la criminalità e la violenza fisica e psicologica. Libertà di pensiero significa rispetto delle regole condivise e non dribblare laddove esistono carenze legislative.
      Distinti saluti
      Franco Da Prato

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    2. Gentile Da Prato,

      nel caso con la frase "Io rispondo ma l'accurata censura di regime fa in modo che i miei commenti non siano pubblicati" lei si stava riferendo a me e al mio blog, le faccio presente che il 9 ottobre, appena 4 giorni fa, ho pubblicato un altro suo commento in risposta alla Di Marzio
      (vedi http://iltemperinodioccam.blogspot.it/2012/08/sette-antisette-setta-degli-antisette_3.html?showComment=1381333550866#c7186184854407994292 )

      Ho pubblicato un ulteriore suo commento il 27 marzo scorso, vedi http://iltemperinodioccam.blogspot.it/2012/12/quanto-costa-e-che-serve-la-squadra.html?showComment=1364411457648#c4804274923054513759

      Le chiederei la cortesia di chiarire ai lettori del mio blog dove avrebbe riscontrato questa "accurata censura di regime", poiché qui sul Temperino ogni sua riga è sempre e prontamente passata.

      Cordialità

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